Elena Fogarolo
Perché la mitologia greca
Ricchezza terapeutica dello studio comparato delle religioni
Da Miopia n.11/12, aprile 1992
Chi si interessa a questo argomento viene guardato, nella migliore ipotesi, con benevolo compatimento. La mitologia greca infatti per quasi tutti è una bella barba. Eppure, dopo duemila anni di cristianesimo, è ancora viva e vegeta. I pittori di tutti i tempi, gli scultori, i poeti si sono abbeverati continuamente alla sua fonte. Visitando un antico palazzo, è facile imbattersi in qualche ciclo di affreschi con protagonisti gli eroi e le eroine greche. La poesia, poi, è zeppa di riferimenti greci, e nemmeno la musica sfugge a questa legge.
Inoltre sono molte le autrici contemporanee che hanno scelto il mondo greco per esprimere se stesse. È possibile allora liquidare tutta la faccenda con un “non mi interessa” senza rischiare di perdere qualcosa di prezioso, di insostituibile?
E che cos’ha la mitologia greca di tanto affascinante? perché c’è gente che – ancor oggi – prende sul serio il problema se Elena sia stata concepita da Leda o da Nemesi? perché il personaggio di Antigone è così dibattuto da spingere un contemporaneo a scrivere un libro sui suoi molteplici aspetti e incarnazioni intitolato appunto Le Antigoni?
Forse, quello che induce la gente a rinchiudersi a riccio appena sente parlare di mitologia greca è la paura di non saperne abbastanza, di essere sommersi da un argomento ostico, incomprensibile e per giunta di élite: “la mitologia si fa al liceo classico”.
Ora, sfatiamo quest’ultimo pregiudizio. La mitologia greca si potrebbe fare alle elementari in un normale curriculum (e molte maestre la fanno), quando le bambine e i bambini sono ancora nel mondo delle favole, non ancora modellati rigidamente dentro questa nostra cultura pseudoscientifica, e sono ancora in grado di accettare altre visioni. Vengono così gettati dei semi che possono restare tali per anni, e dare i loro frutti in età matura.
La mitologia è innanzitutto un linguaggio: un’analisi del mondo diversa da quella che siamo usi fare. Conoscere diversi modi di approccio al mondo non può che essere costruttivo per una mente in formazione. Per un adulto poi è vitale la consapevolezza di vivere in un ordine di segni relativo, in senso spaziale e temporale: il mondo può essere significato anche con un altro ritmo e con un altro senso.
La mitologia greca ha inoltre il pregio speciale di lasciare molto spazio al principio femminile. È una mitologia patriarcale, che ha già sconfitto le donne ma non osa schiacciarle. Le dee antiche vengono ancora temute, anche se tenute alla larga. Non si può bere in Olimpo, nemmeno sotto il dominio di Zeus, se prima non leva il calice la dea Temi, l’antichissima che per prima ebbe un tempio. Cioè colei che fondò la religione e – poiché non c’è società senza religione – colei che fondò la società umana.
La divinità, nella mitologia greca, è concepita in modo molto diverso da quello cui siamo avvezzi, e prendere sul serio un’altra visione può essere profondamente terapeutico.
Troveremo – in quella mitologia – una religione ancorata saldamente alla terra, alla natura: ogni ruscello ha la sua Naiade, che vive finché l’acqua vi scorre; ogni montagna, ogni roccia ha la sua Oreade. Ogni stagno è particolarmente sacro: la materia non è ancora stata colpita dall’ostracismo cristiano, è piena di grazia, di mistero, e va rispettata.
“Gli dei falsi e bugiardi” non sono un’accozzaglia di beoni lascivi aggregati a caso. Ognuno ha una competenza, una sfera di azione, e di norma ogni essere umano si affida in particolare ad uno solo di essi. In questo senso la religione greca è affine all’induismo, per il quale ogni manifestazione di Dio va rispettata, e le manifestazioni di Dio sono infinite.
Le dee greche sono ancora potenti: sono state declassate, ma le donne trovano in esse ancora rifugio, identificazione, modelli. Anche le donne del nostro tempo – come si è accennato – vi ricorrono: non per trovarvi dee da adorare, ma per trovare una strada, un cammino, un appoggio. Così nei testi di Irigaray troviamo molti spazi amorevoli per divinità ed eroine greche: siamo o non siamo come Antigone? dobbiamo o non dobbiamo comportarci come lei?
Non ci sono risposte univoche alle domande perché i personaggi greci non danno precetti rigidi, e gli stessi oracoli sono spesso ambigui. Essi parlano in una certa circostanza, affrontano taluni problemi. Ma la nostra vita, con le sue mille peculiarità, viene nel complesso rimessa a noi stessi. Sta a noi capire quando i momenti che viviamo sono già stati vissuti e possiamo dar loro un’altra spinta, una più forte carica: come dice Jung, fare un passo indietro, dentro il mito, per prendere meglio la rincorsa per la nostra azione.
Anche il poeta Thomas Eliot, di formazione protestante e convertitosi poi al cattolicesimo, sente la necessità di attingere profondamente alle religioni orientali, di cambiare prospettiva, di arricchire i simboli della sua cultura, di reinventarli.
Studiare le varie religioni in modo comparato è non solo un arricchimento culturale, ma un affinamento delle potenzialità logiche e percettive. Nessun altro studio possiede, forse, la globalità, l’intensità, direi la rapida e terapeutica efficacia di questa disciplina.
Se si prende contatto con la religione dell’antica Cina, in particolare con il celebre libro I–KING (“Libro dei Mutamenti”) e si riesca a superare l’inevitabile sconcerto iniziale, si rimane affascinati da una simbologia per noi del tutto nuova, coerente, diversa da altre, ma come altre universale: un principe prigioniero, l’acqua che scorre sui ponti, il pozzo che disseta tutti i popoli ecc.
Una nuova lingua non è mai facile da imparare. Presentando inciampi imprevisti, blocchi che sembrano insormontabili, ci mostra lacune nella nostra cultura sgradevoli da ammettere.
Ma se consideriamo gli sforzi a volte ingenuamente ridicoli che facciamo per appropriarci dell’inglese “che è così utile” possiamo capire come ci sia utile, in un’altra dimensione, apprendere altre lingue dell’esistere. Lingue anche per parlare non fra esseri umani, ma, come essere umani parlare all’esistente, e ascoltarlo. Con amore e attenzione.
Elena Fogarolo
La bibliografia sulle varie mitologie è sterminata. Tra i libri che meglio testimoniano la grande vitalità della mitologia nel recente pensiero femminile, il già citato Le donne e la pazzia di Phyllis Chesler, Einaudi 1977, nonché il più che citato Sessi e Genealogie di Luce Irigaray, La Tartaruga, 1989. O anche L’eterno fanciullo – L’archetipo del Puer Aeternus di Luise Von Franz, red-edizioni 1989.
Per un approccio generale alla mitologia greca, sono consigliabili, tra molti: K.Kerényi, Dei ed eroi della Grecia, Il Saggiatore; Jung-Kerényi, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, Boringhieri 1972.
In un saggio sulla figura di Edipo, non ancora pubblicato, della dott.ssa Giuliana Cordero, ho potuto apprezzare di recente il recupero della mitologia indiana dei Veda.
Le Antigoni, sopra citato, è dello studioso inglese George Steiner, ed.italiana presso Garzanti, 1990.