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Elena Fogarolo

Mondo mammifero

Da Miopia n.28, dicembre 1996

 

«Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”... creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Genesi I, 26—27)

 

Visto che Dio creò a sua immagine sia un uomo sia una donna, è da pensare che la sua immagine sia di uomo e di donna. Cioè sessuata, duplicemente sessuata, proprio come di due sessi erano tante specie create prima.

E le amebe, poverine, e i parameci, i batteri, i virus che sessuati non sono? Ma dai, amebe e animali unicellulari tutti, non avvilitevi: Dio è infinito e quindi sarà, oltreché sessuato, anche unisex come voi.

Nonostante tutta la crisi della struttura concettuale della religione tradizionale, la paternità di dio (ossia la sua maschilità almeno nel mondo cristiano) è certo ancora ben stabile. Il dio proposto a modello è il padre di Gesù, un Dio fino a un certo punto simile a Gesù: misericordioso, premuroso, amoroso, sensibile... Alla morte di Gesù, questo Dio si riveste però della terribilità che gli attribuisce l’Antico Testamento: fa morire il figlio sulla croce per la salvezza degli esseri umani.

“Ma se era onnipotente non poteva fare di meglio?” è il tipo di domande che cinguettano i bambini che frequentano il catechismo.

Però ormai si sorvola molto sul dio dell’Antico Testamento, così collerico, instabile, inquisitorio, balzano d’umore. Nel cattolicesimo gli è affiancata la Madonna, che come una brava madre di famiglia intercede per gli altri, lo prende da parte, questo Dio severo e incombente, e cerca di rabbonirlo: “certo sono dei cattivi ma in fondo poverini...”.

Il Salve Regina è un compendio dei ruoli della Madonna in quante avvocata nostra. La Madonna è una donna, e quindi il sue amore è indiscutibilmente amore di madre. E Dio? Il mondo da lui creato non è tutto bene. Quando la città di Lisbona fu distrutta da un terremoto nel 1755, il celebre filosofo francese Voltaire scrisse nello stesso anno un Poema sul disastro di Lisbona. Voltaire, che non era ateo, ma credeva in un Dio estraneo alle vicende dell’umanità, confutava in quell’opera la concezione del dio-Provvidenza del cristianesimo: poteva un dio buono e misericordioso far morire in quel modo tanta gente, tra cui certamente molte ottime persone? L’ottimismo di certa teologia cristiana che cancellava le contraddizioni del mondo nella massima “tutto è bene” (e il male solo un’apparenza e un fatto relativo), era per Voltaire un insulto alla realtà del dolore umano e una menzogna (“Tutto sarà bene un giorno: ecco la nostra speranza – Tutto è bene oggi, questa la nostra illusione”).

La passione quasi ingenua, con cui Voltaire muove le sue obiezioni, oggi può farci anche sorridere: ormai sappiamo che qualunque cosa sia Dio, Immensità, Proiezione umana, Invenzione di una casta, non è un mammifero. O meglio, non è una mammifera. Perché lo scandalo che prova chi pensa che Dio assista ai nostri dolori senza intervenire, è causato dall’avere nel fondo del cuore l’immagine della propria madre: e Dio è un’immagine più potente, più grande della madre reale, ma ugualmente amorosa.

Ma l’universo non è regolato da una grande mammifera: o, più elegantemente, da una grande madre.

Su questa maternità vanno ancora spese due parole: un proverbio dice “ogni scarrafone è bello a mamma sua”. Il proverbio, prescindendo dalla sua coloritura sarcastica, non dice il vero: lo scarafaggio non piace alla sua mamma. Anzi la sua mamma lo ignora. Di più: la mamma, lo scarrafone, proprio non ce l’ha. I ragazzini, a scuola, si scandalizzano nel sentire che “le mamme pesce” non riconoscono i loro figli e anche se li pappano. Ma i pesci non sono mai mamme. La mamma che abbiamo in mente noi esiste, in senso stretto, solo per i mammiferi. Mammifere significa appunto “portatrici di mammelle”. Forse un’analogia “materna” c’è negli uccelli, dove sia la femmina che il maschio curano e nutrono i piccoli.

L’amore materno è cosa tanto grande che molte culture umane ne hanno “adornato” il proprio dio, anche quando questo è concepito di sesso maschile: dio si preoccupa, dio veglia, dio ci ama, dio ci perdona, dio ci capisce, dio ci conosce. Sempre! Un memento: una mammifera sana ha questi atteggiamenti verso la propria cucciolata ma non li ha “infinitamente”. Per esempio vediamo che le gatte come altri animali si accoppiano tranquillamente con la loro prole cresciuta. L’amore delle donne per le figlie e i figli non è molto diverso da quello delle altre mammifere: c’è una base istintuale fortissima, e fin qui tutto bene. Su questa base istintuale viene poi elaborato un pensiero e un comportamento culturale per cui la madre buona amerà il figlio o la figlia tutta la vita, senza mai porre condizioni, come se fosse una divinità.

La libertà femminile modifica non solo la vita terrena, ma anche quella ultraterrena. Certe caratterizzazioni della Madonna non sono più proponibili da quando le donne non accettano più atteggiamenti sacrificali. Non perché le donne rifiutino la sofferenza, ma perché rifiutano di subirla secondo canoni prestabiliti. E comunque con la sofferenza combattono, la modificano, cercano soluzioni: agiscono in proprio. Gli attuali studi delle donne sulla Dea (o sulle Dee) non tendono a mettere in cielo una grande matriarca al posto del vecchio patriarca, ma a cercare quelle mediazioni – angele, ninfe, fate, archetipi – proprie dell’identità e della cultura femminile. Pur sapendo che ciò che muove il mondo comprende, ma va anche oltre il nostro mondo emotivo e conoscitivo di mammifere.

e.f.

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