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Elena Fogarolo

La costruzione del sesso

Estratto da Miopia n.29, Maggio 1997, numero monotematico
SILENZIO MASCHILE?

 

In un grande acquario modello, arrivo alla vasca delle foche. Due esemplari si stanno accarezzando: mi avvicino incantata. Ho infatti visto da poco un documentario strabiliante sulle foche in amore, sulle loro carezze sui loro baci... potrò vedere dal vivo una simile meraviglia.

Presto sono delusa e amareggiata: le due foche che si strofinano proprio davanti a me non sono in amore. Si titillano per passare il tempo. Hanno scoperto che turbano gli spettatori, in qualche modo l’emozione altrui emoziona anche loro... così viene sera.

Questo sesso tanto declamato per la sua naturalità, che fenomeno fragile è mai! E come si altera facilmente! Se a due foche è bastato qualche anno (o mese) di cattività per inventarsi quei trucchi passatempo, quanto si è confusa la nostra sessualità, in questi millenni di civiltà?

C’è una sorta di zoccolo duro, un nucleo biologico che condiziona la sessualità umana? Come rispondere? Sappiamo bene che tutti i riferimenti biologici diventano ambigui e pericolosi non appena li applichiamo ai modelli culturali. Certo è che i maschi vogliono vivere la sessualità in modo che loro definiscono “naturale”: gli impedimenti, li lasciano tutti alle donne (vedi la contraccezione).

A volte, si crede di trovare qualche risposta valida, fertile, in culture altre; siamo particolarmente interessati alle culture in cui - così si dice - i maschi non conoscono stupro. Sarà vero? (i libri che toccano questo argomento non risultano mai abbastanza esaurienti).

Certo che un maschio incapace di stupro (1) avrebbe molto da insegnare in questo frangente, in cui cerchiamo di capire cosa non funziona nella sessualità maschile che produce tanta violenza contro le donne.

A riflettere un po’, forse non occorre andare in lontane culture esotiche in via di sparizione per trovare maschi incapaci di stupro. Ce ne sono molti anche fra di noi. Vengono definiti, con disprezzo o compassione, impotenti.

Questi uomini vengono mandati dallo psicologo o dall’andrologo a curarsi; ai più ostinati inseriscono una pompetta che provoca un’erezione artificiale. Ma se ribaltassimo la situazione, se ci chiedessimo infine cosa hanno gli uomini cosiddetti impotenti, o comunque gli uomini per cui è impossibile essere sessualmente normali, da insegnare agli altri?

Certo sono pochissimi gli uomini “diversi” che osano parlare. Tra questi, lo scrittore Aldo Busi, che, come altri omosessuali ha parole diverse sulle donne: parole a volte luminose, a volte intrise di una tremenda misoginia (chiariamo che Busi, che di recente ha parlato di impotenza, non è comunque “impotente”: è uno che non sta al gioco).

Negli scritti di Busi si legge la miseria della perdita dell’estro femminile (o meglio dell’ignoranza dell’estro, e della cancellazione del ritmo femminile). Perché il trucco, le trasparenze, i tacchi alti e tutto l’armamentario considerato sexy nella nostra società, non hanno presa su questi uomini diversi? Perché davanti alla ragazzina mezzo nuda e umiliata ai provini di un film, il regista Tinto Brass si eccita mentre lo scrittore Busi prova una profonda compassione? (cfr. Aldo Busi, Sentire le donne).

Il pensiero delle donne ha ribaltato il concetto negativo che stava dietro alla parola frigidità. La donna frigida era vista, e vedeva se stessa, come una donna mancante, quasi un mostro, una che si perde chissà quali godurie della vita... e se invece la donna frigida fosse semplicemente una che non ci sta ad un gioco sessuale talmente rozzo da non valer la pena? La donna frigida rimane fredda non per suo difetto personale, ma perché non c’è nulla per cui accendersi: la situazione non è eccitante, l’amante si dice tale ma non è effettivamente amante, o ama insufficientemente, o insegue sue fantasie che con la donna presente non hanno niente a che fare...

Anche gli uomini impotenti, come le donne frigide, non stanno al gioco sessuale: cosa vedono? Cosa vorrebbero? Di cosa sentono la mancanza?

Piccoli maschi tacciono

Sono in una terza media. Una buona terza. Stiamo parlando di quell’argomento strano, faticoso, fastidioso e necessario che è “l’educazione sessuale”. E che la classe chiama con naturalezza “fare sesso”: “Quando facciamo sesso professoressa? Lunedì alla quinta ora”?

Oggi veramente non stiamo facendo “sesso”, per niente. Devo aver parlato di affettività. Perché altrimenti quella ragazzina, di solito così tranquilla, sta facendo quei discorsi così decisi, fanatici, sulla non affettività dei maschi? Usa dei termini che non mi sono familiari, c’è in lei una plumbea sedimentazione di tutti gli orrori patiti dalle donne da parte maschile. Qualcosa di simile, per rendere l’idea, all’orrore provato da Nell, la protagonista dell’omonimo film (2) e che si condensa nella frase “i maschi sono peccatori”. Mentre la ragazza alza il tono delle sue ingiurie, mi volto dalla parte dei ragazzi, aspettando una loro reazione: reagiscono sì, ma impietrendosi sulla sedia, ammutolendo totalmente. Lo sfogo arcaico della ragazza risuona quindi in un silenzio assoluto: anche le ragazze sono irretite da quelle parole che devono aver fiutato nell’aria, non si sente neanche il più timido “ma va là”.

Sono io, ad interrompere la ragazza. E la contesto vivamente. Cosa dico? Beh, praticamente che anche i ragazzi hanno un cuore! Mi dilungo a spiegarglielo bene, a lei; e a rafforzare nei ragazzi, nella loro timidissima virilità, che è noto che non sono dei mostri.

Alla fine del mio discorso, il ragazzo più intelligente, più bello, più virile, ha espresso in una sorta di alto mugolio appassionato la sua approvazione, il suo sollievo. Ma non in parole. Gli altri, non hanno osato aggiungere nulla.

Meglio quindi meglio essere accusati di stupro piuttosto che di sensibilità? Già a quattordici anni?

1) Con “maschio incapace di stupro” non intendo solo uno che “non vuole” stuprare, ma uno che materialmente non può stuprare perché davanti ad una donna non consenziente perde l’erezione. Si sa di soldati che nella guerra bosniaca sono stati “obbligati”, nolenti, a violentare donne della loro stessa etnia. Non volevano, ma hanno potuto. Nel caso in apparenza molto meno drammatico, ma molto più frequente e socialmente ancora tollerato, dell’iniziazione di un ragazzo “obbligato” da coetanei più “esperti” ad accoppiarsi con prostitute, è chiaro come funziona l’educazione maschile, volta a cancellare i segnali della sessualità femminile: il ragazzo magari la prima volta “non ce la fa”, ma via via incallendosi dimostrerà di essere un “vero uomo”.

2) Nell, di Michael Apted, USA, 1994)

Elena Fogarolo

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