Doranna Lupi
Ginnaste dell’anima
Estratto da Miopia n.36, dicembre 2000, numero monotematico LUOGHI, SPOSTAMENTI, INCONTRI.
“E’ la donna che fa l’uomo”, “Lo faccio fesso quando e come voglio!”, “Se una donna vuole, trova sempre il modo di…”.
Ho sentito pronunciare queste parole da madri, suocere, nonne, da donne al mercato e dalla pettinatrice, parole in genere accompagnate da un lampo di soddisfazione negli occhi. Fanno parte del patrimonio culturale delle donne e della loro tradizione orale.
Bisogna ammettere che non ci fanno onore simili strategie di complotto e menzogna ma che piacere raggirare l’ottusa pomposità maschile con ironica leggerezza! E’ l’ironia che nasce da una saggezza consapevole e lungimirante.
Le donne conoscono ed usano la propria fluidità, la loro elasticità mentale che si traduce concretamente nella capacità di far fronte agli eventi della vita nel loro immediato svolgersi. Nella nostra quotidianità e in quella delle donne che ci hanno preceduto, chi di noi non ha avuto modo di misurarsi (scontrarsi) con la rigidità della mentalità maschile ?
Padri, mariti, figli, sacerdoti, medici, politici… costituiscono un mondo di regole, leggi e di incomunicabilità che, nell’immaginario femminile, è stato possibile scalfire solamente con l’arma dell’astuzia.
Certo, un conto è raggirare continuamente l’ostacolo, e un altro conto è vivere occasioni concrete di desiderio, volontà, libertà a partire dal tempo vivo che ci abita. Il nostro problema ha origine nei troppi “dover essere” (Chiara Zamboni) che mettono a repentaglio la nostra innata capacità di stare in relazione con il tempo vivo.
Come donna cristiana e grazie alla prospettiva teologica femminista, resto sempre stupefatta di fronte all’evidenza della diversità di comportamento tra uomini e donne nei cosiddetti “racconti di resurrezione”, presenti in tutti i vangeli.
I discepoli (che già precedentemente destavano qualche sospetto per il loro modo di trattare i bambini o per i quesiti posti al maestro su chi fosse il più grande tra loro) nell’orto dei Getzemani si “addormentano”, incapaci di cogliere la drammaticità del momento, lasciando solo il loro maestro nell’ora della sofferenza estrema.
Successivamente, quando la situazione si fa più rischiosa anche per la loro incolumità, “tradiscono” (Giuda) e “rinnegano” (Pietro).
In rapporto con il tempo vivo degli eventi, essi appaiono inadeguati, incapaci. La viltà e l’inconsapevolezza caratterizzano tutti i loro comportamenti nel momento del dolore e della sofferenza. Sono d’impiccio, imbrogliano e fanno danno, forse è meglio che escano di scena!
Di fronte a tanta mediocrità non sembra strano, né casuale che siano solo le donne ad essere prime testimoni della resurrezione. Le donne che seguivano Gesù dalla Galilea avranno sicuramente preso insieme decisioni sul da fare. Nonostante le difficoltà, date dalle circostanze, avranno condiviso la sofferenza nel vedere Gesù e il suo annuncio profetico violati e disprezzati, hanno comunque seguito tutta l’evoluzione dei fatti dalla passione alla morte, stando vicine. Capaci di stare nel vuoto della morte dove il dolore non ha spiegazione né risposte, nonostante la paura e l’angoscia, esse conservano la forza di spirito necessaria per lenire ferite, curare corpi e anime, attraverso la semplice presenza e com-passione.
E’ proprio questa capacità di stare in rapporto con il tempo vivo a tratti comprensibile, a tratti misterioso, benevolo e minaccioso, gioioso e sofferto, luminoso e oscuro, mantenendo di volta in volta l’abilità di grandi “ginnaste dell’anima” che dà a queste donne il privilegio di vivere l’esperienza dell’evento. Esse sono all’altezza di stare di fronte all’impossibile.
Quando tornano ad annunciare l’evento agli apostoli (imboscati chissà dove!), per tutta risposta, saranno considerate pazze.
Allora, come ora, solo profeti e artisti o comunque uomini ispirati sembrano condividere il privilegio di questa “Sacra Follia”.
Per Maria e per le altre la paura e, nonostante tutto, l’arroganza maschile furono fatali. Pietro, dopo aver “pianto amaramente” per aver rinnegato il maestro per ben tre volte, lo possiamo trovare, pimpante più che mai, nel vangelo apocrifo di Maria Maddalena mentre impreca contro Maria : “Ha forse egli (Gesù) parlato in segreto ad una donna prima che a noi?… forse egli l’ha anteposta a noi?”.
Lacrime di coccodrillo, diremmo. Ma questo film lo abbiamo già visto e ci ha stufate. Questa volta, inoltre, abbiamo anche le carte in regola per mettere in scena qualcosa di nuovo.
All’opera dunque !
Doranna Lupi