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Augusta Baldioli

E via tavorizzando

Pensieri Lievi sui Lievi Ansiolitici

(Da Miopia n.18, settembre 1993)

Alzi la mano quella che, nel corso degli ultimi vent’anni, non s’è mai sentita dire “prenditi un Lieve Ansiolitico” (o “fatti prescrivere un L.A.”, “se fossi in te mi farei prescrivere un L.A.” o - più delicatamente - “TUTTI possiamo aver bisogno di un L.A.” e via tavorizzando)...

Non so voi, ma a me ‘sti consigli - pur sempre provenienti da degnissime persone in perfetta buona fede quando non addirittura affettuose - mi han sempre fatto pensare a quella vecchia canzoncina napoletana che diceva “Prenditi ‘na pastiglia, sient’a me!” e che mi è sembrato trovasse poi seguito in “fin che la barca va”, ricordate? Già a quei tempi noi femministe noiose e rigorose denunciavamo disagi e farmaci e psicofarmaci e sistemi sanitari e sistemi tout court, ponendoli in stretta connessione con la fatica di vivere e con quella ancor più acuta d’esser donne, ma l’effetto incrociato Andreotti-De Lorenzo s’è rivelato micidiale - nel guado di quegli anni Ottanta che a tutti avrebbero dovuto risultare freschi e ruspanti - le quotazioni delle nostre donnesche camomille, delle miti tisane dell’erborista, dei balletti celtici e dello yoga, son crollate a favore di quelle del L.A. che - ticket o no - sembra aver prevalso trionfalmente...

Sorelle, pur senza voler intaccare la piena dignità dei L.A., son qui a spezzare l’ultima lancia a favore di quelle irriducibili par mio, che non ne hanno mai accettato la filosofia - quelle che fumano, quelle che s’incazzano, quelle che soffrono, quelle che “non vogliono capire che i tempi son cambiati”, quelle che “non si mettono bene in testa che l’età va avanti”, quelle che guardano ancora il TG, quelle che “se continui così, non puoi”, quelle che non imparano mai a volersi bene da sole, quelle che son sempre preoccupate da qualcosa che riguarda “gli altri” e che non capiscono nemmeno bene dove finiscano esse stesse e dove abbiano inizio - appunto - ‘sti “altri”, quelle che “però se non ci fossi tu”, quelle che “sapessi come ti penso sempre”, quelle che “grazie di esistere” (e quindi tanti saluti ché hai già avuto il dovuto), quelle che si ricordano sempre il compleanno di tutte le altre, quelle che “aderiscono alle iniziative di tutte” e poi si trovano sole a portarle avanti, quelle che se perdono la pazienza hanno un brutto carattere, quelle che non vogliono rivedere Via col Vento e non cadono dalle scale nemmeno incinte, quelle che “come fai a tener presente tutto”, quelle che salutano anche i cani a spasso e rispondono a tutte le lettere subito, quelle che han letto Karma di Fausta Leone e lo hanno tutto sottolineato, quelle che han scritto “Palermo” o “Borsellino” sulle lenzuola della mamma, quelle che han compassione dei fiori secchi, quelle che andrebbero a Sarajevo ma spaccherebbero il video quando appaiono gli spot dei bimbi bosniaci, quelle che “se la prendono troppo per TUTTO”, quelle con il cuore in mano e la rabbia sullo stomaco o nella schiena, quelle che “guai se non ci fossero” e che si trovano insopportabili innanzi tutto a se stesse, quelle che non stanno mai “tranquille” proprio perché non trovano nessun motivo per poterci stare...

Quelle che, pur coscientissime d’aver dei pasticci nella testa, han continuato a credere che i guai derivassero dall’ambiente e dal contesto!

Ora che s’è dovuto prender atto di quanto marcio ci fosse in Danimarca (si fa per dire) e di quanto ve ne permanga ancora, forse le nostre cassandrate e dolorose “somatizzazioni” possono finalmente trovare una certa loro attendibilità che un poco le riscatti, ecchecavolo!

Lungi da noi la tentazione di rivendicare che “l’avevamo detto”, siamo lontane mille miglia dall’insana idea di rifondarci a nostra volta, ma una cosa ce la vogliamo proprio dire: “dunque, non era di lievi ansiolitici che si aveva bisogno, ma di consapevolezze più chiare, più generali e meno ritardatarie, ne convenite?!”.

Ed oggi, noi Donne Irriducibili che non ci siano mai comodamente imparentate con le “Forze Vincenti”, sentiamo d’appartenere a pieno titolo a quelle “Debolezze Emergenti” - poveri, nuovi poveri, immigrati, disoccupati, profughi e reduci - con le quali bisognerà comunque saldare i conti...

Augusta Baldioli

*Per chi proprio non lo sapesse, il Tavor è uno dei più diffusi psicofarmaci.

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