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Augusta Baldioli

Devi volerti bene!

... ma non sarebbe meglio che a volerti bene fosse un altro/a?

(Da Miopia n.24, giugno 1995)

“Devi volerti più bene! Devi imparare ad amarti da sola! Prima di tutto dobbiamo voler bene a noi stesse!”. Chissà quante volte me lo son sentito dire e mi toccherà ancora di doverlo ascoltare, chissà quante volte l’ho addirittura detto a qualche malcapitata ed afflitta e depressa! Che il buon Dio ci perdoni tutte per ‘sta cavolata immane che abbiamo balordamente adottato come rimedio-rifugio e risorsa.

C’è stata e permane tutta una scuola di pensiero che ci ha costrette a tentar disperati ghigni sorridenti davanti allo specchio, a comprarci gonne colorate, camicie svolazzanti, jeans firmati, sciarpini indiani, biciclette rosa e profumi e balocchi onde consolarci del fatto che il nostro prossimo ci ignorava o pestava sotto ai piedi.

Eravamo grasse ma dovevamo amare la nostra cellulite, sempre nascostamente sperando che poi sarebbe arrivato uno che collezionava Botero. Eravamo magre come chiodi, ma dovevamo amare le nostre scarnite ossa ostentando disprezzo per le maggiorate, perché in noi non moriva la speranza d’incontrare un tipo molto spirituale ed immaginoso che avrebbe adorato comunque i nostri rientranti capezzoli. Eravamo brutte o comunque tutte diverse dalle santificate belle, ma dovevamo “valorizzare” quel bel naso dantesco pieno di carattere, affezionarci all’acne, dar seduttività alle gambe storte o ai polpacci villosi: prima o poi sarebbe arrivato un principe lucente che ci avrebbe rivestite di bellezza riflessa dal suo desiderio comunque. In parecchi casi eravamo invece belle, ma sfigate: arrivava una sciacquetta e ci fregava il moroso, si faceva avanti un’ochetta intraprendente e si beccava una promozione sul lavoro al posto nostro. Oppure ci rimaneva il moroso e venivamo promosse, ma era anche peggio perché il moroso ci annoiava a morte e il nuovo posto si rivelava peggiore del primo. Grasse, magre, brutte e belle, si arrivava sempre tutte al punto che “nessuno mi vede per quel che sono, nessuno mi capisce davvero, nessuno mi vuole bene” e quello era il momento fatidico in cui “il consiglio” prendeva enfasi ed arrivava un’amica a dirti “Tu non ti vuoi abbastanza bene” ovvero “Non sai quello che vali!” e quindi infine “devi volerti più bene da sola!”, al che ognuna di noi poverelle si sentiva nel deserto. Era a ‘sto punto che certune andavano in analisi, molte più altre andavano nel pallone, qualcuna si sposava e non ne voleva parlare più.

Compagne, amiche, sorelle e comunque donne: facciamoci autocritica e piantiamola lì per sempre di raccontarci fregnacce che non ci porteranno mai da nessuna parte. Non ci si può “amare da sole”, né da grasse, né da magre, né da brutte, né da belle e nemmeno da “così-così”: da sole ci si può soltanto momentaneamente illudere di esser Cenerentola, ma sia ben chiaro che non c’è in giro nessuno che ci cerca con la scarpetta di cristallo in mano. Da sole possiamo raccontarci pietose bugie sull’ingiustizia del mondo, ma allora dobbiamo anche sapere che ci sarà il Tavor nel nostro destino. Da sole, possiamo anche scrivere un libro che ci porterà poi a Gigi Marzullo in piena notte, possiamo comporre delle sonate che ci tramanderanno ai posteri, ma in ogni caso rimarrà necessario procurarsi almeno un gatto da trattare come figlio. Da sole possiamo fare il giro del mondo o vincere la lotteria di Capodanno ma - rincasate - ci si ritrova davanti a quello specchio impietoso che riflette soltanto il nostro muso. E allora?! Boh, non so, posso dire: ho 58 anni compiuti, nessuna fortuna né in amore né in denari né in salute, mai; ho il 36 si scarpe ma porto scarponcini e zatteroni che niente hanno a che fare con le scarpine di cristallo, scrivo qui per divertimento e passione ma Gigi Marzullo è troppo brutto per i miei gusti; non voglio fare il giro del mondo ma son tutta contenta di guizzare in piscina con il corso della terza età. Non mi sono mai amata da sola né credo che mai vorrò incominciare a farlo, giacché siamo in vari miliardi sulla terra e la scelta è vasta. Ed ormai ho deciso: se qualcuna verrà a confidarmi “nessuno mi ama”, risponderò impietosamente “un motivo ci sarà, trovalo”.

Quando una donna dice “nessuno mi ama” intende dire “colui che io vorrei, non mi vuole” oppure “colui che io tanto bene amo, male ama me o non a sufficienza o quanto io meriti”. E allora, correggiamoci fra noi, sorelle in femminismo, e non scambiamoci pietose improprietà che poi ci fanno perdere il filo e la faccia, O.K.? Anziché dirci l’un l’altra “amiamoci da sole che è meglio”, chiediamoci un po’ onestamente chi diamine sia colui-costui che “non” o “male” corrisponde al nostro amore.

Magari ci accorgeremo che è un cretino, magari ci renderemo conto che è un poverello, magari dovremo prender nota che a pieno diritto ne ama un’altra o delle altre o nessun’altra, diamine. Beh, son cose che succedono: forse il nostro pianeta è tanto popoloso e popolato proprio perché ogni persona possa accorgersi che prima di ridursi a doversi amare da sola - esistono alcuni miliardi di possibilità più interessanti.

Ma cosa vuol dire, poi, “amarsi da sola”?! Farsi una buona tisana, spalmarsi sul viso una morbida crema da notte, permettersi un pigiama che non si arrotoli sotto le ascelle? Ma questo sarebbe amore?! Questo, semmai, è gusto per certe piacevoli legittime comodità, cosa c’entra con il sentimento più alto e nobile motore della vita?!

“Amarsi da sole” significa trovar gradevole il proprio aspetto o interessante la propria testa? “Gradevole l’aspetto” in raffronto a chi? “Interessante la testa” in relazione a che cosa?! Da sole su un’isola deserta, ognuna costituirebbe il paradiso anche per il più esigente dei naufraghi, ma si dà il caso che su ‘sti continenti si sia in moltissime, di molteplici aspetti ed interessanze....

E allora diciamocelo una buona volta: quando non ci sentiamo amate “da nessuno”, siamo soltanto incazzate e gelose delle altre donne che secondo noi stan meglio (perché più giovani, perché più belle, perché più interessanti, perché più ingiustamente fortunate, perché più richieste, ecco il punto!).

Il pianeta è popolato da miliardi di donne la gran parte delle quali si ritengono più sfigate delle altre: Le altre chi?! Quelle fortunate-amate-felici, a fronte delle normali le cui fortune sarebbero alterne, gli amori miserelli e la felicità saltuaria: le prime non avranno mai bisogno di amarsi da sole, le seconde - prima o poi - incorreranno in questa necessità comunque. Ma dài, non raccontiamoci ‘ste storie, non cadiamoci dentro quando siamo depresse, non andiamo a dire all’amica sfortunata che “deve amarsi da sola”: Diciamoci onestamente “Cercane un altro” oppure “Svegliati” o, francamente “Rassegnati”.

E poi magari potrà venirci meno difficile approdare ad un’analisi semplice ma finalmente un po’ aperta, per esempio:

- da “chi” con precisione vorresti esser “amata”?

- pensi che il suo amore sarebbe un’àncora o una nuvola?

- hai paura di invecchiare senza tale ormeggio o sollievo?

- credi che tua nonna sia stata più felice di te?

- perché?

- credi che tua figlia possa esser più appagata di te?

- perché?

- potendo scegliere, preferiresti svegliarti a Bagdad o a Sarajevo?

- a ‘sto punto, pensi sia più utile un Mon Chéri, un wiskino, il tuo siamese o il femminismo?

Infine, fra amiche, piuttosto di dirsi “vogliti bene da sola”, si può far assieme un giro di tarocchi e dirsi che c’è il fante di cuori lì che aspetta.

Augusta Baldioli

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