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Le Sibille Cusiane

Oman e purscei, sempa bej

Da Miopia n.13, giugno 1992

Questo è il logo dell'Αngolo delel Sibille Cusiane

“Uomini e porcelli son sempre belli”, così recita – tradotto – uno del nostri proverbi omegnesi: così come ad un maiale basta esser grasso per essere un bel maiale, ad un uomo basta essere un po’ grosso per esser già un bell’uomo...

A noi donne, invece, per “esser delle belle donne”, viene richiesto ben altro poiché – oltre ad almeno 165 centimetri di statura – bisogna avere un bel viso, un bel seno, delle belle gambe, la “vita” stretta ed un bel di dietro, altrimenti di noi si dirà riduttivamente che abbiamo “dei begli occhi”, “un bel sorriso”, una “discreta” presenza, giù giù sino al riconoscimento di “un bel carattere” o di “una bella carnagione”, che in pratica stanno a significare che siamo venute proprio male...

E, per essere “delle belle donne”, bisogna comunque esser giovani o sembrar tali perché – subito dopo le prime freschezze – si passa all'imperfetto e di noi si dirà che “eravamo”...

Pertanto, se ne deduce che la stragrande maggioranza della popolazione femminile circolante è brutta...

Noi che cl abbracciamo salutandoci e chiamandoci “bellissima”, siamo delle poverelle dai volti assolutamente irregolari, dai seni sempre troppo grossi o troppo piccoli, le nostre gambe son sempre troppo magre o cellulitiche, i nostri sederi cl han sempre complicato la vita al momento dl entrare nei jeans, abbiamo sempre troppa pancia o le scapole sporgenti...

Ciononostante “loro”, i belli come porcelli, continuano benevolmente ad accettare le nostre femminili imperfezioni, forse perché, dopo tutto, a loro basta poco e si dice addirittura sia sufficiente che noi respiriamo, mentre noi disperatamente spendiamo circa metà delle nostre vite a sembrar delle altre, a tentare dl assomigliare alla copia venuta bene dl quella brutta copia che siamo!

Loro, gli uomini “belli come porcelli”, invece vanno avanti tranquilli: consapevoli che l’esser maschio è ancora un bel vantaggio, sanno che troveranno sempre una donna allevata per accettarli ed ammirarli così come sono (nell'archetipo della fatidica “coppia umana”, LUI ha bisogno di essere ammirato da LEI, e LEI ha bisogno di poter ammirare LUI, e l’antica saggezza popolare del proverbio indirizza entrambi i sessi in questa direzione, cosicché i conti tornano).

Ma chissà se le nostre ave, che si erano inventate quel proverbio, intendevano riferirsi anche alle abitudini igieniche e comportamentali dei loro uomini, chissà.. Dalle mai sopite polemiche sull’uso che “essi” fanno del sapone, del lavabo e del bidet, si direbbe di sì.

Noi propendiamo a credere che i nostri predecessori maschi puzzassero clamorosamente e se ne sentissero pure virilmente compiaciuti, mentre è risaputo di come le gran dame e le donne “di piacere” olezzassero di essenze voluttuose quanto le brave mogli e le nivee ragazze intatte portavano “linde cuffiette inamidate” odorando di fresca lavanda o di domestica vaniglia.

“Essi”, gli uomini, in letteratura “sapevano di cuoio di Russia” se erano ricchi o avevano girato il mondo, ma rivelavano sempre “un acre sentore” quando si toglievano la giacca da ufficialetto o la giubba da bracconiere.

Alcune di noi ricordano ancora nonne e bisnonne montagnine che disinvoltamente pisciavano in piedi, probabilmente a causa del fatto che la loro laboriosa vita implicava spesso aspre marce con gerle sulle spalle o carichi sulla testa, ma poi l'uso è scomparso con l’avvento della società industriale e noi nipotine ci siamo compostamente accomodate con sollievo sulle tazze di maiolica. “Loro” no, loro pisciano sempre in piedi, un po’ dovunque ahi noi, anche dai balconcini del “rustico” che è la seconda casa, anche nel garage della Renata che è vicino ad un bar sulla provinciale. “Loro” possono. (Ma perché diavolo si sentono in obbligo di fare i Guglielmo Tell anche davanti al water domestico? O ci vogliono far credere d'esser sempre in condizione di dover pisciare verso il cielo? Ma dài!). Soltanto oggi i più nuovi e civilizzati di “loro” stanno imparando a riabbassare l'assicella del water dopo averla alzata per far pipì, ma intanto intere generazioni di madri e di mogli ha passato gran parte delle loro esistenze a tirar giù ciò che gli uomini lasciano su, e noi ormai crediamo che ciò sia rivelatore e vada ben oltre la modesta questione dell'assicella del cesso.

Ora, a giudicare dagli spot televisivi, gli uomini giovani fanno tutti gli sport ma poi sghignazzano come scemi fra nuvole di schiuma sotto la doccia, lasciano in giro scarpe profumate, saltano fra gli scogli odorando di tempeste marine, quelli meno giovani salvano cavalli dai burroni ma non sudano più nemmeno in fronte. I nonni sanno odor di panettone o di pensione extra, ecc. Le donne, intanto, puliscono a specchio vetri e pavimenti, rendono perpetuamente immacolati bucati e bimbi pasticcioni, confrontano fra di loro le teglie trasparenti, sopportano da decenni quella suocera perfettamente candeggiata, non tradiscono il loro dixan manco morte, cantano la Carmen ballando con i secchi d'acqua sporca. Tutto il resto del tempo lo passano nella vasca dell’idromassaggio o comunque in montagne di schiuma mentre lui paziente – già lavato – le aspetta per andare fuori nella sera parigina.

Non v'è dubbio, la pulizia è femmina. E gli uomini, comunque, sono belli.

Le donne dell’UDl di Omegna

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