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Le Sibille Cusiane

Quasi miscredenti

Da Miopia n.31, marzo 1998: numero monografico intitolato “IL DIO, LA DEA”

(Le Sibille eran piuttosto restie a parlar di Dio, perché già troppo prese a parlare dei miracoli che fan le donne e di misfatti che fan gli uomini, poi hanno finalmente accettato l’argomento e si è scoperto che c’è un Dio diverso per ognuna che lo crede e lo spera possibile, e che nessuna lo ignora del tutto, nemmeno quelle che non ne sentono il bisogno)

C’è chi intende Dio come mistero, chi lo sente come risposta che finalmente avremo un giorno, chi lo riconosce nell’amore, chi lo trova nella sua vita ed anche nella chiesa, chi lo ha perduto di vista proprio perché questa chiesa non le piace e glielo ha un po’ allontanato, c’è chi dice che è troppo comodo e poco dignitoso avvicinarsi a lui soltanto per paura della morte, c’è chi dice che la paura della morte passa con la maturazione che si raggiunge, e ce n’è anche una che notoriamente non crede al limbo e nemmeno ai sacramenti ma s’è scoperta a dire che - comunque! - non esiterebbe un attimo a battezzare un bambino morente perché “male non fa e non si sa mai”...

Tutte, comunque, rifiutano l’idea di un Dio da riconoscere ed invocare “nel momento del dolore”, anche se tutte ammettono che è più facile ricorrere a lui allorché si sta male che non ringraziarlo quando si sta bene.

Nessuna di quelle donne che lo credono ( o lo sperano) oggi ha ricevuto alcun beneficio dai tempi del catechismo, ed anche le quasi miscredenti si sentono più “religiose” oggi di quando andavano in Chiesa senza pensarci troppo o soltanto per apprezzarne i canti gregoriani.

Tutte si conviene senza alcuna fatica che ancor troppo spesso la qualifica di “cattolico” è sinonimo di una certa rigidità di carattere e di vedute, anche se ovviamente ci sono finalmente molte ottime persone di fede cattolica che sanno rispettare ed apprezzare le persone di altre religioni o senza nessuna religione dichiarata. Tutte siamo amiche del don Renato che è uno dei 500 a Sarajevo e che infatti - celebrando la messa o qualsiasi altra funzione - si ricorda sempre di dire che i figli di Dio non son soltanto i cattolici e nemmeno soltanto i “credenti” e non lo si è mai sentito pronunciare l’aggettivo “praticante”, che sa di apprendista ciabattino.

Ogni Sibilla ha un suo Dio, insomma, secondo la propria storia e la propria cultura, anche quando non se ne preoccupa più di tanto e si comporta, di fatto, né più né meno bene o male di chi ritiene di averci a che fare sempre.

Noi Sibille siamo - anche di fronte a Dio - piuttosto autonome e possibiliste, come sempre assai diverse anche fra noi, ma piuttosto convinte che - se c’è - sia tutt’altro che tremendo e per niente maschilista, che diamine.

Forse, se ce ne fosse stato il tempo, avremmo parlato anche della Madonna, che magari è stata affondata al largo d’Otranto con un bambino in braccio.

Le Sibille Cusiane

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