torna a ....

Augusta Baldioli

L’automobile femmina

Da Miopia n.13, giugno 1992.

 

C’era una volta l’autista, che era un uomo – in genere robusto – il cui padre era stato carrettiere o conducente di carrozze a cavalli. E l’autista guidava le corriere nel tragitto tra un paese e l’altro, o dalla città alla provincia, oppure – in livrea! – conduceva la solenne auto padronale dei pochi ricchi di una volta.

Poi sono vertiginosamente aumentate le automobili e ci son stati tanti autisti, sempre uomini, che alla domenica scarrozzavano la famiglia sulle seicento. Quando le automobili son di nuovo aumentate, si son messe a guidare anche le donne, sempre di più. Questo è un bell’esempio di progresso e di evoluzione, soprattutto per la famiglia Agnelli ma ora anche per i giapponesi che ci vendono quelle jeeppone per fare il sesto grado.

Adesso c’è anche l’automobile femmina, che ha “una linea femminile” (sic) ed è atta a contenere bambini, merende, animali domestici, beauty case giganti e che ha – anche lei! – i suoi bravi sedili ribaltabili per il piccolo che s’addormenta o perché “non si sa mai” (la speranza è l’ultima a morire, e comunque sembra giusto che anche le signore abbiano possibilità ed iniziative).

Oh finalmente! Prima di poter accedere a quest’automobile femmina, per anni ed anni le donne han condotto le solite autovetture neutre scartate dai loro mariti che ne “dovevano” comprare una più grossa, più potente e più veloce, ed ancor oggi le strade formicolano di piccole eroiche Mini o 112 “passate” alle donne dai loro uomini che han la Turbo perché “per il mestiere che fanno, non possono farne a meno”.

Le più agiate fra le donne hanno ‘sto jeeppone che di per sé lancia messaggi plurimi:

a) “noi” abbiamo “la villetta fuori” o comunque la seconda casa in montagna;

b) per le occasioni rappresentative, abbiamo anche la macchina lucida e lunga in garage;

c) quindi, “noi” siamo ricchi e progrediti, ed è per questo che la signora alla guida sembra la pulzella d’Orléans sul suo destriero.

I bambini sgusciano fuori dal nido o dalla scuola materna e vengono buttati dentro ‘sti jeepponi sballonzolanti, a respirare una bella sensazione di potenza e superiorità: chi se ne frega dei consumi e dell’inquinamento, l’importante è stare un pò più in alto di tutti gli altri e magari aver quattro fanali davanti per bucare la notte della periferia. Altre donne hanno le macchinone già “cambiate” dai mariti o scelte ai fini “di poter lavorare fuori zona” ed anche di farci stare i figliolini che vanno portati dagli amici, in piscina, in palestra, al catechismo purché socializzino e siano sportivi (così “rompono” meno in casa...).

Siamo quasi tutte “autiste”, dunque, anche noi donne! Ma al di là delle differenze di cilindrata e di vetustà del veicolo, quali sono le altre differenze fra i maschi e le femmine al volante? Qui fiorisce tutta una serie di scontatissimi luoghi comuni che vanno dal “è di seconda mano, ma l’aveva tenuta una donna, quindi è in ordine” a tutte le altre leggende che ci vogliono disastrose o “brave come un uomo”. Mi risulta piuttosto che uomini e donne si stiano omologando nel diventare individui sempre più ingrugniti ed inscatolati, segati in due dalle funeree cinture di sicurezza, tutti tesi a correre in qualche posto da dove torneranno correndo.

Tuttavia, qualche differenza sessuale ancora rimane: per esempio non ho mai trovato un individuo di sesso maschile che – sia pure su una macchinetta più scalcagnata della mia – accetti di starmi dietro. A costo di fondere o di sbattere, una donna è sempre da sorpassare, ecchecavolo! Poco importa che io acceleri, che ci sia il limite di velocità o la riga doppia per terra: non appena scoprono che sono una donna, mi schizzano via sulla sinistra assumendo l’aria annoiata e superiore del Grande Campione in vacanza, preferibilmente con il gomito fuori, con nonchalance...

Mi risulta poi siano i maschi i più impazienti in casi di ingorgo: spesso scendon giù per metter a posto le cose – in vari sensi – oppure stan su e strombazzano perché gli uomini han sempre fretta anche al supermercato, mentre di solito le donne approfittano della sosta per soffiare il naso al bambino, per rifarsi il trucco o per sistemare meglio le borse della spesa.

Insomma le differenze sessuali a quattro ruote, son sottili e significative: ci sono i maschi che non si smentiscono e guidano da maschi, ci son degli uomini che guidano già da esseri umani evoluti e rallentano in prossimità di bimbi e vecchiette, ci son le donne che guidano da attente-indaffarate e ci son quelle che imitano i maschietti, al volante come nella vita, ahinoi...

Augusta Baldioli

torna a ....