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Augusta Baldioli

‘Sto principe azzurro del cavolo

Da Miopia n.24, giugno 1995.

 

Io so come deve essere il mio principe azzurro: deve farmi strabiliare, ed ogni giorno, per sempre. Vi ricordate quell’episodio di Benigni nel film “Il papocchio” in cui si racconta di quell’Angelo che se ne andava dal suo padrone e voleva tornare da Lui-Dio perché Benigni-padrone-marito non gli faceva più “alzare le sopracciglia”?! Ecco, anch’io, come quell’angelo ribelle, pretendo che il Principe Azzurro Uomo Ideale riesca a farmi alzare le sopracciglia (che, guarda un po’, da vent’anni son rasate a zero sulla faccia nuda!)... Quindi, so bene che non esiste (e manco lo cerco più da un gran bel pezzo) né per me né per nessun altra.

Tuttavia so anche bene che molte pur brillantissime e bellissime donne son capaci di dipingere di celeste un brav’uomo qualsiasi e riescono pure ad ammantarlo di qualità sorprendenti, magari soltanto perché sa fare il caffè o dire una spiritosaggine ogni tanto. So anche bene che esistono uomini intelligenti e colti, oppure belli e sportivi, anche ricchi o di manica larga, addirittura sensibili-comprensivi ed intuitivi, nientemeno che geniali in casi pur rari: non sono né principi azzurri né uomini ideali, penso siano dei mostruosi prototipi che si possono rompere all’improvviso o deflagrare in mille schegge pericolose e devastanti, meglio starne alla larga.

Son come delle “formula uno”, che se s’ingrippa qualcosa finisci fuori pista e puoi dimenticarti sia della macchina che del pilota che non si possono aggiustare più (il nostro mondo è invece pieno di banalissime auto di serie alle quali finiamo con l’affezionarci perché dopotutto ci basta che non ci lascino appiedate per strada...). Ecco, appunto, basterebbe che ‘sti uomini dei nostri sogni e bisogni fossero colorati e capienti come una Twingo color lilla, per esempio, e come la mia Y10 che ha il didietro marezzato e si chiama “Mia”: un po’ sorprendenti, almeno da nuovi, almeno come primo impatto. Invece, se non ci si mette la nostra voglia e necessità di attribuir loro delle qualità strabilianti, “essi” non si sognano minimamente di darsi delle caratteristiche atte a farci sobbalzare di felice sorpresa, giacché “essi” ritengono di esser tutti naturalmente meravigliosi e preziosi di per sè, per il semplice fatto d’esser maschi come infatti lo è l’Unto dal Signore.

In fin dei conti, ancor oggi, una donna ha sempre paura di non esser abbastanza bella, abbastanza dolce, abbastanza rappresentativa, abbastanza capace di cucinare e di sciare per poter andar bene ad uno che ha “il posto in banca”, ma un uomo - anche a sessantanni e con soli tre capelli in testa, anche se è soltanto in attesa delle pensione di metalmeccanico - è sempre convinto di aver qualcosa di eccezionale, almeno “sotto sotto”, da offrire a Claudia Schiffer (e, se una vedovella in ordine non lo accetta, è perché “le donne pretendono troppo e non capiscono niente” o perché “lui non insiste” o “non scende in campo”...). C’è un grande “gap” epocale: ogni uomo si sente o si racconta d’esser un Principe Azzurro, e quasi nessuna donna ci crede più, ma lo inganna e si autoinganna per pura necessità di sopravvivenza. Le donne son diventate - in genere - più sveglie , più capaci, più autonome ed anche un po’ più carogne: gli uomini son sempre quelli anche se - per farsi accettare e tenere - nascondono un po’ il codino fra le gambe.

Ed il bisogno “naturale” di accoppiarsi e riprodursi, fa tutto il resto, che in qualche caso è anche “amore”, come no... Ma, a far “alzar le sopracciglia” per la sorpresa son le donne, comunque, non certo i maschietti, per i quali - semmai - troppo spesso a mio parere siamo pure disposte a chiudere un occhio.

PS - Per le bambine di oggi, io spero più soltanto nell’arrivo - garantito - di altri senegalesi come quelli che già oggi sono i miei Principi Neri, che almeno sono belli e non vanno a farsi la lampada.

Augusta Baldioli

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