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Le Donne dell'UDI di Omegna

Una storia vera

Da Miopia n.22, dicembre 1994

 

 

Attente, questa è una storia vera: ci ricordiamo che – quand’eravamo bambine – delle giovani donne fiorenti “scomparivano” dall’oggi al domani e a noi veniva detto che eran morte di “un brutto male di pochi giorni”, ma sentivamo bisbigliare la terribile parola “raschiamento”, che era una tortura tentata invano all’ospedale.

Più tardi, abbiamo potuto capire che ‘sti “brutti mali” così spesso distruttivi o micidiali su ragazze o giovani madri di numerosa prole, si chiamavano “procurati aborti” ed erano cose da non dire né ricordare, rimanevano una vergogna anche dopo la morte delle vittime. Ma finalmente, un giorno, noi Sibille che siamo “donne dell’UDI”, abbiamo potuto vivere i giorni battaglieri ed entusiasmanti del riscatto: s’era alzato un vento fresco di possibile libertà e si credeva davvero che si potesse uscire dal medioevo.

Noi si lottava e si raccontava ai nostri bimbi che ci sarebbe stato per loro un mondo di pace, fondato sulla giustizia vera, e che quindi anche le donne avrebbero avuto voce e valore , avrebbero continuato a fare tanti bei bambini per il futuro bello e solidale, non sarebbero state costrette a rischiar la vita per le gravidanze indesiderate, avrebbero imparato tutte e tutti la “procreazione responsabile” e goduto della “sessualità diffusa”. Ci credevamo al punto che proprio noi – nel lontano 1977 – abbiamo fatto nascere “il nostro consultorio”, che stava nei locali presso l’asilo nido comunale, ed era il primo della Regione, che aveva un “comitato di gestione” fatto tutto da donne (non soltanto noi maledette femministacce, ma anche le donne cattoliche del CIF, e quelle espresse nei quartieri, e ginecologhe, e ostetriche e assistenti sociali, assieme, tutte ugualmente intente e far sì che si concretizzasse quel sogno di libertà responsabile). Voi che ora leggete non ci crederete, ma vi giuriamo che nella sala d’aspetto del nostro Consultorio c’erano sempre presenti le volontarie che erano femministacce dell’UDI e bravissime donne cattoliche del CIF, e tutte quante ben impegnate ad accogliere ragazze e donne, a parlar con loro, ad aiutarle a non aver né paura né vergogne, tutte quante ben istruite da un corso che insegnava a rassicurare, ad istruire, a guidare, a comunicare fra donne. Le cattoliche rimanevano ben cattoliche e non erano “favorevoli all’aborto”, ma nessuna di noi femministacce lo era perché a tutte – naturalmente! – dispiaceva che all’aborto si dovesse ricorrere: semplicemente, tutte assieme, si faceva sì che quella povera donna non dovesse ricorrere alla mammana, ai mezzi casalinghi orrendi del prezzemolo, al cucchiaio d’oro di nessuno scrupolo.

La si aiutava a venir assistita in ospedale come qualsiasi essere umano in pericolo, le si dava comprensione e affetto perché non soffrisse troppo della sua sempre dolorosa rinuncia alla maternità, soprattutto le si insegnava come fare per non ricorrere più all’aborto. Così per anni ed anni, con impegno e speranza e felicità, cattoliche e laiche insieme, sino ad esser rimaste amiche ancora oggi, vivaddio.

Le donne dell’UDI di Omegna

 

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