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Doranna Lupi

Guarire d'amore

Da Miopia n.33, febbraio 1999, numero monotematico ETEROSESSUALITÀ
TRA CRISI DEL PATRIARCATO E LIBERTÀ FEMMINILE

 

Donna che legge, di Aleksandr Aleksandrovich Deineka, 1934
Donna che legge
Aleksandr Aleksandrovich Deineka, 1934
(link da http://www.deineka.info)

Da alcuni anni sono impegnata in gruppi femminili di lettura. Questa esperienza è nata come gruppo di auto-aiuto e sostegno per alcune di noi che subivano violenza da parte del marito. Infatti, il primo libro utilizzato è stato il famoso “Donne che amano troppo” dell’autrice americana Robin Norwood.

Col tempo questo percorso si è rivelato utile non solo per le donne che vivono situazioni estreme, ma per molte altre che, non avendo alle spalle l’esperienza diretta del femminismo, hanno sentito l’esigenza di riesaminare il loro vissuto in un contesto di relazione tra donne e alla luce dei saperi femminili.

Attualmente circa quaranta donne, di tutte le età, affrontano, in gruppi diversi, letture di vario genere. Il testo della Norwood è stato letto e riletto perché tristemente le donne constatano che ognuna di noi è stata, è o corre il rischio di essere una “donna che ama troppo”.

Il patriarcato ha inflitto, e tuttora infligge, alle donne profonde ferite d’amore. Dove il suo stato gode di ottima salute, 110 milioni di donne, a cui viene praticata l’escissione della clitoride, testimoniano di una cultura che con tutti i mezzi ostacola l’amore tra uomo e donna. Qui la libera sessualità femminile, tanto quanto l’affetto e l’attaccamento maschile per la donna, rappresentano un vero pericolo che minaccia l’autorità maschile assoluta e il suo sistema gerarchico di dominio. Ma non cambia molto la sostanza se dal concreto dominio dei corpi si passa ad un controllo, egualmente potente ed efficace, del simbolico. Non sono forse il retaggio di una cultura rigidamente patriarcale la nostra pornografia, con la sua erotizzazione della violenza e il linguaggio in cui molte parole di disprezzo e offesa hanno significati sessuali? Inoltre, resta una costante che al fianco di donne che amano troppo ci siano uomini ai quali è impedito psicologicamente il desiderio di amare le donne. Dalle mutilazioni genitali al rapporto con uomini incapaci di amare, le ferite possono essere inflitte nella carne o nella psiche: il “mal d’amore” e il “cuore infranto” restano una patologia ancora fin troppo diffusa tra le donne.

Il carico di sofferenza nel rapporto eterosessuale resta ancora grande e solo ora, con reticenza e grazie alle donne, si inizia appena a riconoscere e nominare il conflitto antico e doloroso che attraversa il rapporto tra i due generi. E’ questo ciò che caratterizza la crisi del patriarcato: la consapevolezza delle donne nel far luce sulle cause e sulle conseguenze devastanti subite nel conflitto e il desiderio che gli uomini si assumano la responsabilità di fare un percorso di liberazione dagli stereotipi patriarcali.

“Il maschio è in crisi”, si dice spesso, tuttavia per ora si tratta ancora di una crisi indotta, non voluta, conseguenza di una trasformazione graduale della cultura patriarcale, in cui gli uomini si sentirebbero volentieri ancora a proprio agio. Sono sollecitati al cambiamento perché si trovano accanto delle compagne diverse, ma cambiare non li fa star meglio, almeno per ora.

Nonostante tutto, però, indietro non si torna. Una donna che oggi sta percorrendo, insieme alle altre, la strada che la riconduce a se stessa, ha modo di sperimentare un’identità forte, in cui si armonizzano razionalità ed emotività, relazione, cura, ricerca di senso della vita, autorealizzazione, in un cerchio che esprime una certa pienezza dell’essere. Le donne che incontro su questo percorso, anche se provate dalle difficoltà, sono spesso ironiche, intelligenti, vitali e sensuali. Sono ironiche perché il loro profondo senso del limite le rende capaci di ridere su se stesse e sul mondo; intelligenti, ma la loro intelligenza è arricchita dalla corporeità e dall’emotività: esse sanno pensare a partire dal corpo e dai sentimenti, avvalendosi di una profonda sapienza empatica. Sono vitali, prima di tutto perché portatrici esse stesse di vita, in secondo luogo perché, attraverso la cura e la relazione, hanno mantenuto legami profondi con la fonte della vita. Sono sensuali, perché hanno sperimentato la gioia di toccare, nutrire. Nessun regime stretto di patriarcato ha mai potuto togliere alle donne il piacere di concepire, il piacere di allattare e di relazionarsi col corpo. Questa donna nuova ha compreso che la propria carica erotica si esprime attraverso la relazione e il contatto corporeo della quotidianità: il gioco, la risata, lo sguardo di reciproco desiderio, la tenerezza. Non si tratta solo di una questione di “letto”, poiché sono pochi gli ambiti della vita in cui non scorra una forte carica erotica. Il suo desiderio va verso un uomo che abbia una nuova e più ricca coscienza sensoriale, che sappia trarre piacere dal dare piacere e non solo dall’essere adorato e rassicurato, che sappia accettare serenamente la diversità del femminile, riconoscendo che non sempre e non necessariamente gli è complementare, ma che dal mistero della diversità, che non si controlla e non si possiede, è possibile apprendere nuove potenzialità e si dischiudono nuove possibilità arricchenti.

Doranna Lupi

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