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Bruno Pante

Trapianti di medicine

Da Miopia n.35, maggio 2000,
numero monotematico UNO SGUARDO AD ORIENTE

 

Una tavola cinese dei meridiani
Una tavola cinese dei meridiani
(Link da: /www.vtgroup.it)

I primi studi sull’agopuntura li ho svolti una quindicina d’anni fa in una scuola ad indirizzo riflessoterapico. Ciò significa che le conoscenze di medicina cinese vengono adattate alle conoscenze neurologiche della medicina occidentale. Se, per esempio, una persona soffre a causa di una sciatica, le si farà un trattamento basato sui “punti per la sciatica”. Il modello di diagnosi resta quello occidentale (diagnosi: si tratta di una sciatica perché vi è un interessamento del nervo sciatico, dimostrato dall’esame semeiologico classico ed eventualmente una TAC dimostra la presenza di un’ernia del disco per cui si parla di “sciatica da ernia discale”) ed il trattamento con l’agopuntura si avvale di una serie di punti di agopuntura scelti su base statistica. Si tratta infatti dei punti più utilizzati nei testi di agopuntura o più frequentemente impiegati dalle scuole cinesi di agopuntura per il trattamento della sciatica. Con questo tipo di trattamento i risultati possono essere anche molto notevoli, ma si tratta di una giustapposizione impropria di due medicine che hanno alle spalle storie molto diverse. E’ un approccio che presenta peraltro prospettive interessantissime: consentire di evidenziare gli aspetti scientifici della agopuntura e di indagarne molto più oggettivamente le potenzialità ed i limiti.

D’altra parte però si viene a perdere una parte non piccola di tutto il millenario lavoro empirico di generazioni di medici orientali nel campo della medicina, dato che, quando si fa un lavoro di tipo riflessologico, non si utilizza la diagnosi come viene impostata dal medico tradizionale cinese: in Cina infatti, quella che noi definiamo sciatalgia viene interpretata in vario modo sulla base di categorie nosologiche proprie alla medicina cinese ed il trattamento è conseguente a questa diagnosi.

Per questo qualche anno dopo mi sono avvicinato ad un insegnamento di medicina orientale ad indirizzo tradizionale. Per un medico uscito dall’università italiana il dislivello non potrebbe essere maggiore: come medici si è abituati a dare per certo o scientifico quanto è stato sottoposto alla ricerca scientifica. Il nostro sapere ha messo al bando da secoli il principio d’autorità e solo quanto può essere dimostrato e ripetuto secondo criteri definiti, può essere accolto dalla comunità scientifica (quello che vale a Milano vale a New York ed in ogni altro paese del mondo: si tratta di un raggiungimento notevole del nostro sapere!).

La Medicina Tradizionale Cinese parte invece da conoscenze che si perdono nella notte dei tempi. Il suo fondamento è un testo sacro: lo Huang Di Nei Jing So Wen Ling Shu (Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo e Il Perno Vitale). La prima parte di quest’opera parla del mondo, dell’uomo, della vita, del rapporto cielo, terra, uomo. La seconda parte è un trattato di tecnica agopunturale.

Il trattato contiene in nuce tutte le conoscenze di tutta la medicina cinese in ogni campo. E’ stato composto intorno al II - IV secolo a.C. Ne possediamo delle copie a partire dal VII- VIII secolo della nostra era. Sulla base di esso sono stati scritti centinaia (per altri migliaia) di testi di medicina cinese nei secoli successivi.

Quando si entra nell’universo della medicina tradizionale cinese ci si trova di fronte a costrutti teorici tramandati da diversi secoli e considerati tutt’ora validi. Vi si trova una modalità di spiegare i sintomi, di interpretarli, di catalogarli, di collegare i dati forniti dal paziente, di classificare le malattie che è molto diversa da quella della nostra medicina. E naturalmente qui non ci si affida ad esami di laboratorio, alla diagnostica strumentale, a ricerche sofisticate condotte dalla farmacologia.

Imperativo è fare assegnamento sui propri occhi, le proprie orecchie, l’olfatto, la percezione tattile, il proprio gusto. I nostri sensi, così imprecisi, diventano strumenti di primo piano. Si impara ad ascoltare il tono di voce del malato, le sue sensazioni, se percepisce caldo o freddo nel suo corpo.... Tutto quello che è la soggettività della persona, quello che è stato il patrimonio della nostra medicina antica prima dell’arrivo della medicina scientifica, la medicina cinese ha saputo conservarselo come un grande tesoro, inserendolo in un edificio teorico grandioso.

 

Cosa posso dire a distanza di anni da quella scelta?

Sempre più mi accorgo della necessità di conoscere più a fondo il mondo orientale, i suoi processi logici, il suo modo di porsi nei confronti della “realtà”, di imparare il suo linguaggio, le sfumature sottili, di reperirne la letteratura. Le scoperte maggiori questo mondo me le ha suggerite facendomi meglio apprezzare la mia stessa sensibilità, quella delle persone con cui entro in contatto, di stimolare in me il potenziamento di quello che siamo, di lasciare che le cose seguano le loro inclinazioni.

E mentre comincio a sentire il mio cuore pulsare sull’onda delle vibrazioni orientali, mi viene da pensare che abbiamo molto da imparare da tutte le medicine e da tutti i saperi del mondo, in maniera da non perdere patrimoni infiniti dell’umanità.

D’altra parte il contrasto con il sapere occidentale me ne ha fatto apprezzare l’enorme potere (del sapere occidentale), la necessità di proseguire il suo studio, mi ha fatto sentire che è necessario che esso sempre più segua la sua strada ma che al contempo non si senta così superiore da trascurare le altre medicine.

Per i prossimi secoli dovremo lavorare per portare nella medicina il meglio di ogni tradizione.

Bruno Pante

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