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Alice Redetti

La fata dei ciucci

Da Miopia n.32, Settembre 1998, numero monotematico
LE FIGLIE, I FIGLI

 

In un anno di vita a Berlino mi è capitato spesso di riflettere sulla vita dei bambini e delle bambine in questa grande metropoli, al parco, nella metropolitana, sugli autobus. Mi sembra che l’educazione dei piccoli tedeschi sia diversa da quella che viene impartita da noi: molto più orientata all’indipendenza fin dai primi anni di vita, ma indulgente e paziente verso alcuni aspetti di fiaba che fanno parte integrante dell’infanzia. Per esempio, alle Strassenfeste (letteralmente feste di strada, ovvero feste di quartiere), ci sono sempre molti banchetti dedicati ai bambini... qui si può modellare la creta, provare ad imitare il giocoliere usando le sue stesse palline di stoffa, farsi dipingere la faccia da regina delle nevi o da gatto (quasi sempre gratis o a modico prezzo). E i bambini in queste feste vengono lasciati da soli, mentre i genitori si fanno un giretto, oppure, se sono veramente troppo piccoli, seguono i genitori in questa avventura di banchetti con strumenti musicali africani o collane folk o focacce di uova e farina che si chiamano Waffeln. Un altro luogo dove genitori e bambini sembrano completamente dimentichi della città è il parco: grande o piccolo, i bambini vengono lasciati gattonare sui prati o biciclettare sui vialetti a molta distanza dai genitori. Nei parchi abbastanza grandi da ospitare uno zoo con caprette oche e conigli, il massimo della felicità è dar da mangiare l’erba a qualche coniglio...

Un’altra bella usanza, non solo di Berlino, e adatta a queste regioni con poca luce, è accendere le Laternen (cioè i lampioncini giapponesi) e con queste Laternen accompagnare un amichetto a casa oppure partecipare alla sfilata delle Laternen per il giorno di San Martino...

E che cosa succede a quella bambina o bambino che a tre anni ha ancora sempre il ciuccio, per dormire o nei momenti di crisi? Intanto sa che esiste la fata dei ciucci, e che presto o tardi questa fata arriverà e da un giorno all’altro si porterà via tutti i ciucci che ci sono in casa, compreso il biberon, lasciando in cambio un regalo... io ero piuttosto scettica sul funzionamento di questo metodo, che mi sembrava anche un po’ brutale... ma ho visto una bambina di tre anni che in pochi giorni si è abituata a vivere senza ciuccio, molto orgogliosa e del regalo (una valigetta da viaggio) e del fatto di essere stata visitata dalla “fata”.

Qui è previsto che nella propria vita di giovani donne si abbiano dei bambini: naturalmente non è facile, perché sempre di grande città si tratta, ma il fatto che sugli autobus ci sia lo spazio per i passeggini con pulsante di fermata riservato, in modo che il conducente sappia che deve aspettare un po’ di più, e che in quasi tutte le fermate di metropolitana ci siano gli ascensori la dice lunga su un altro atteggiamento della società verso bambini e madri. Sì, mi sembra che in generale ci sia più rispetto per le donne e di conseguenza anche per le madri... nei posti dove non c’è l’ascensore ho spesso visto giovani uomini portare il passeggino e relativo bambino di giovani sconosciute con naturalezza e cortesia... E anche le signore anziane, che coraggiosamente viaggiano su autobus e metropolitane con il bastone o le stampelle, non hanno nessun problema a fare alzare qualche giovane per farsi lasciare il posto... e non sono mica villane, solo sanno ottenere quello che giustamente è un loro diritto... per confronto ho pensato a quante volte ho visto in Italia esitanti vecchiette speranzose di trovare un posto a sedere e poi rimanere stoicamente, ma anche umiliate, in piedi, finché qualcuno non si degnasse di lasciargli il posto... e qui non ho mai visto una volta un autista di autobus essere impaziente con una vecchietta che fa ritardare di dieci secondi la ripresa della corsa...

(Nella Germania dell’Est la situazione per le madri era ancora migliore: per esempio era usuale per le studentesse avere un figlio, perché, oltre ad avere soldi dallo stato, all’interno dell’università stessa c’erano gli asili).

Alice Redetti

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