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Augusta Baldioli

A lezione dai parameci

Da Miopia n.33, febbraio 1999, numero monotematico
ETEROSESSUALITÀ TRA CRISI DEL PATRIARCATO E LIBERTÀ FEMMINILE

 

“Quelle della mia età” (62 anni al 19 di novembre ’98) hanno avuto un certo tipo di educazione sessuale per cui sapevano di essere bambine perché portavano abitini con gonnellina mentre i bambini portavano braghette, e tanto doveva bastare a distinguerci. Io ne avevo dedotto che la mamma era una donna, il papà era un uomo mentre i preti e le suore erano dei parallelepipedi e basta. Poi c’erano le bestie che vedevo durante le vacanze in montagna: le pecore erano donne, il montone era uno dei loro mariti, gli agnellini erano i bambini il cui sesso non era ancora definito. Le capre, le galline, le mucche: c’era sempre una mamma, un papà, dei figli, tutto era riconducibile all’idea della famiglia e quindi del presepio.

Ma le lumache? C’erano i lumachini, ma ero venuta a sapere che queste appiccicose bestiole “non erano né maschi né femmine” e ciò mi ha confuso le idee per un bel periodo della mia crescita; ce le ho confuse ancora adesso a dir la verità, forse perché in tutti questi anni non ho trovato il tempo di approfondire e mi è bastato prender atto con tranquillità che non tutti le creature viventi hanno un’anagrafe organizzata come la nostra anagrafe umana e cittadina, che ci dà i nomi ed i cognomi e da lì non si sbaglia più.

Più avanti, ho conosciuto anch’io il fratello di una mia buona amica più grande: un giovane signore dai modi aggraziati, che lavorava in banca, che leggeva libri e faceva viaggi, molto urbano e gentile, sempre un po’ solo… In sua assenza, se ne pronunciava il nome abbassando un po’ la voce o emettendo piccoli sospiri di sopportazione, ed io non capivo perché mai si parlasse di lui come se fosse da compatire, visto che non era ammalato e che mi sembrava uno che guadagnasse abbastanza e che aveva anche un bel cappotto chiaro portato elegantemente. Alla fin fine, qualcuno deve avermi “illuminata”: non era NORMALE, era omosessuale, cioè “gli piacevano gli uomini”, e naturalmente ciò era disdicevole perché sconvolgeva tutto un ordine mentale, anche il mio, appunto. Si discuteva molto se fosse “un vizio o una malattia”, non se ne veniva a capo, ma certamente era una bella disgrazia!

Temo che molti dei miei interlocutori di quei tempi stiano ancora chiedendosi “se era nato così” o “se lo era diventato dopo”, se avesse un pene o chissà che altro sotto i calzoni sempre ben stirati. Temo assai che le mie confusioni di allora non siano ancora del tutto abbastanza diradate per tutti, ancor oggi, mah!

Nel frattempo ero cresciuta, avevo scoperto la biblioteca pubblica ed attraverso i libri avevo finalmente capito che il mondo e la vita non erano precisamente modellati né sulla mia tradizionalissima famiglia né men che meno sul presepio della mia infanzia.

E, andando avanti nella mia storia di donna diventata femminista, mi son detta che a me era capitato di esser “eterosessuale” semplicemente perché ero stata mille miglia lontana dalla pur minima possibilità di poter operare una scelta. E’ così che ci si ritrova “normali”, quasi tutti “normali” e tranquilli di esserlo pensando che ciò sia “naturale”, si costituisce una bella larga maggioranza e via che si va pontificando ed emarginando per rassicurarsi sul proprio stato e comportamento sessuale.

Ma un giorno ho conosciuto la storia dei parameci, la sapete già? Ve la racconto così come l’ho intesa io: ci son ‘sti parameci che son dei micro-organismi ciliati (sic) e si trovano in qualsiasi piccola pozza d’acqua o anche nel nostro bicchiere.

E pare proprio che si riproducano così, attenzione: c’è il paramecio A che – se incontra un paramecio diverso da lui, chiamiamolo B – si accoppia senza pensarci un attimo. Dopo l’abbraccio, il paramecio A assume anche le caratteristiche del paramecio B, così come il paramecio B assume anche quelle del paramecio A, sempre senza perdere le caratteristiche originali, cosicché ognuno dei due diventa un AB o un BA. Ed ognuno dei due produce paramecini simili a lui che a loro volta andranno a cercarsi dei parameci diversi da loro per accoppiarsi ed arricchire la specie. La cosa bella è: a) che si attraggono fra DIVERSI, b) che nell’accoppiamento non perdono le proprie caratteristiche ma si arricchiscono di quelle del partner. A me ‘sti parameci sembrano geniali maestri di vita, non vi pare!?

Augusta Baldioli

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