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Elena Fogarolo

Libri di sabbia

Da Miopia n.32, settembre 1998, numero monotematico
LE FIGLIE, I FIGLI

 

La libreria, fino a qualche decennio fa, era un mobile dell’élite. Se qualche libro c’era, nelle case dei comuni mortali, veniva riposto come altri oggetti in un cassetto o nel fondo di un armadio.

E’ negli anni Sessanta che la libreria comincia ad essere un mobile diffuso e soprattutto amato e vezzeggiato, come il mobile che racchiude i veri “tesori” della casa.

Se la proprietaria/il proprietario continua a leggere dopo la giovinezza, ecco che la libreria si moltiplica, e trovi libri dappertutto, nei corridoi nelle camere da letto... e poi, ti accorgi che non riesci più a gestirli.

Che te ne fai di una libreria, se poi non trovi un certo libro quando ti serve? quindi, ogni tanto, pulizia! certi libri di narrativa in quattro volumi al padre in pensione di un’amica; alcuni bei volumi di saggistica ad una biblioteca dislocata... ma la maggior parte sono libri senza valore, e finiscono nel cassonetto della carta da riciclare...

La mancanza di valore dei libri è determinata da vari fattori: il libro è troppo sottolineato, il libro è un’edizione superata e adesso ne circola una traduzione molto più valida... il libro è una schifezza e vorresti che nessuno in terra lo prendesse più in mano.

E poi c’è la montagna dei libri datati: non abbastanza belli per diventare documenti, troppo legati a un momento, narcisisticamente protesi al proprio presente... via ovviamente anche quelli!

Queste azioni liberatorie non sono facili: nessuna tradizione ci guida, nessun proverbio, nessun ricordo di un gesto dei genitori. Sappiamo che una libreria non dovrebbe essere una faccenda personale, di personale bisognerebbe avere poca roba, molto agile... ma siccome la società è fatta per il momento così, se hai l’abitudine alla lettura ti tocca tenerti anche la biblioteca personale. Con relativa opera di manutenzione e disinfestazione di libri inutili.

C’è una categoria subdola che rimane sugli scaffali per troppi anni: è quella dei libri che sono piaciuti un tempo... ma poi, se ti fai la domanda: “da quanto tempo non lo rileggo?”, ti accorgi che è tanto, tantissimo... e se continui coraggiosamente a chiederti “quando lo rileggerò?”, ecco la risposta dolorosa: “mai più”.

Mai più. Per questi libri, a meno che non siano rovinati da troppe sottolineature, si vorrebbe una sistemazione non infame a beneficio di chi coltiva ancora questi interessi, che per te fanno ormai parte del passato...

E intanto arrivano nuovi libri a riempire i buchi di quelli passati... e la libreria quindi si dimostra quasi viva, intrecciata di tempo, di passioni, di vicoli ciechi, di abbagli personali o collettivi... e con i suoi libri superati, che sono stati utili un tempo, così utili che infatti han dato vita ad altri fratelli, più in sintonia con i problemi del presente...

Queste azioni di ripulitura degli scaffali di una libreria risultano un lavoro di ripulitura della mente: come tramonta in fretta una libreria! come tramontano in fretta i nostri pensieri le nostre idee le nostre sicurezze... e anche se alcuni libri rimangono fissi e ti accompagnano dall’adolescenza fino alla tomba, pure questo mischiarsi continuo con altre voci, questo tagliare rami vecchi perché ne vengano di nuovi, ti fa toccare che tu non sei assolutamente quell’individualità granitica che ti hanno fatto credere i libri nella giovinezza...

Libri un tempo tanto amati, e che non si amano più; libri che si amano ancora, ma che si sa che non saranno amati più da nessuno; e poi, pochi, i libri da far leggere a persone più giovani perché mischino una voce antica con altre più nuove...

Molte/i di noi hanno avuto veri amori per la propria libreria; entusiasmi giovanili, esperienze di aperture incontri straordinari... tutto giusto, bello... sì, tutto giusto e bello eccetto un particolare: che non avevamo tradizioni alle spalle, e abbiamo anche idolatrato la libreria, senza che una voce di saggezza moderasse i nostri entusiasmi.

C’è tutta una dimensione di cui la libreria può diventare allegoria: è la volontà di non imporre a chi è nato dopo di noi le nostre stesse passioni, per avere invece l’umiltà di ascoltare e vagliare, e di riconoscere anche, serenamente, che cosa è morto...

Nessuno, credo, sarebbe così scriteriato da voler imporre tutti i libri ammassati nella sua vita ad un figlio o ad una figlia come formazione intellettuale.

Eppure càpita che qualcuno voglia proporre la propria vita in toto come modello ad un figlio. E da qui nascono le tragedie che sono sotto i nostri occhi, dal disadattamento fino all’omicidio.

Il dramma di re Lear purtroppo continua a perpetuarsi. La generazione più matura cerca spesso nei successori principalmente l’adulazione: nuove impalcature a sostegno del proprio.

Ripulire la propria libreria può essere un gesto concreto di ridefinizione dell’io. Lasciando scorrere, o meglio ancora “lasciando andare”, come dicono i buddhisti, certi drammi generazionali si potrebbero evitare.

Elena Fogarolo

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