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Billy Eliot
Regia di Stephen Daldry
Billy Eliot, UK 2000,
con Jamie Bell (Billy Elliot), Gary Lewis (Jackie Elliot), Julie Walters (Mrs. Wilkinson)
Recensione di Gastone Redetti pubblicato in Miopia n.38, settembre 2001



Una locandina
Una locandina
(Link da: http://aforismi.meglio.it )

Billy ha quattordici anni, ed è orfano di madre. La sua famiglia sono il padre e il fratello, entrambi minatori e impegnati in un disperato sciopero per la difesa del posto di lavoro. Billy scopre la danza perché in un angolo della palestra, dove va a imparare la boxe, si esercita un gruppetto di ragazzine. La maestra delle ragazze scopre il talento di Billy e lo incoraggia. Il ragazzo matura la decisione di diventare un ballerino. La via di Billy è una via “individuale”. caratterizzata de uno stretto rapporto con il femminile: la maestra, ma anche la madre morta prematuramente, che ha trasmesso a Billy una sensibilità musicale che non ha fatto a tempo ad educare.

Agli occhi del ruvido mondo operaio maschile, questa via individuale appare in un primo momento “individualistica”, separata dal respiro sociale delle lotte, una fuga paragonabile al crumiraggio.

Il padre, dopo avere contrastato molto duramente la vocazione di Billy, entra in crisi, e con spirito materno si interroga su quale futuro potrà avere questo suo figlio quattordicenne, con le miniere destinate prima o poi a chiudere, e accetta di scommettere sulla vocazione artistica di Billy.

Per racimolare i soldi necessari per la scuola di ballo, il padre si piega a entrare nel pullman dei crumiri, quello stesso pullman che aveva tentato di bloccare nei picchetti fino al giorno prima, e si trova, umiliato in partenza, “dall’altra parte”. La macchina da presa mostra con efficacia la violenza degli scioperanti vista dalla parte dei crumiri, dall’interno del pullman bersagliato dai pugni e dalle uova.

Da questa situazione disperata, autodistruttiva, il padre è salvato dal figlio maggiore, che riesce a raggiungerlo sul posto di lavoro e lo convince ad andare a casa: i soldi per Billy li avrebbero trovati in un altro modo.

Billy, oltre ad avere preso una strada diversa, è abitato da pensieri diversi da quelli che circolano nel suo ambiente. All’inizio del film lo vediamo a letto, prima di dormire, che chiede al fratello: “Tu pensi mai alla morte?”, “Vaffanculo”.

La conciliazione tra due modi cosi diversi di vedere il mondo avviene nel segno della madre. Dopo il cambiamento di rotta del padre, il fratello maggiore dice a Billy, prima di dormire: “II papà ha ragione. La mamma sarebbe d’ accordo”.

Il punto di forza del film sta nel messaggio trasmesso dalla corporeità del giovane attore che interpreta Billy. L’accesso alla danza di Billy non avviene per desiderio di emulare la grazia femminile, ma per una energia interna che cerca disperatamente modalità diverse dai modelli virili dell’ambiente. Billy non è gay. Accetta bene la rivelazione dell’omosessualità del suo amico intimo, ma non si identifica con lui.

La coazione, la compressione virile è ben resa dal regista nelle scene di massa durante lo sciopero: l’esasperazione degli scioperanti, che si autoalimenta; i ritmi ossessivi degli slogan di protesta; la provocazione che cerca lo scontro; la durezza dei poliziotti, irrigiditi nello stesso schema di virilità dei dimostranti (tutti fenomeni che nei paesi europei sono ormai legati più alle scene di stadio che a lotte operaie).

A scuola di ballo (Billy Eliot)
A scuola di ballo
(Link da: https://upload.wikimedia.org )

Billy non è del tutto estraneo ai modelli violenti dell’ambiente. Quando, dopo l’audizione per entrare nella scuola di ballo, crede di avere fallito, risponde con i pugni alle avance di un ragazzino che tenta di consolarlo con carezze troppo sensuali: la non omosessualità va dimostrata con un livello minimo di violenza fisica. Tuttavia dai modelli violenti egli si distacca. La compressione, lo spasmo, quelle stesse energie che congestionano il volto del padre che tuona contro il ballo, o che spingono il fratello maggiore a comportamenti violenti, si trasformano miracolosamente, in Billy, in gesto coordinato, in ritmo, danza e gioia.

Come detto, la danza di Billy non muove dalla grazia. Più volte il ragazzo è mostrato in momenti di crisi, quando, all’acme dei conflitti, si lascia trasportare dalla rabbia: corre, salta, dà calci e spallate agli oggetti, e poi via via incanala gli impulsi violenti sotto la guida di un’intuizione misteriosa. I suoi sfoghi sono inframmezzati da mosse a metà strada tra pugilato e danza, egli cerca freneticamente un suo ritmo, finché non lo trova in un tip tap furioso, frenetico, ma sempre più preciso e trascinante.

Billy cita: “È più bravo Fred Astaire o Ginger Rogers?”. Ma il tip tap di Billy non è quello fluidissirno, scorrevole, lieve di Fred Astaire. È un tip tap pestato, non un ticchettare ma un rullare delle suole sugli scalini- tamburo delle case operaie, una danza più africana che europea.

Quando Billy affronta l’audizione per essere ammesso alla scuola di ballo, viene invitato a ballare su un brano di musica classica. Non preparato a questa eventualità, rimane interdetto per lunghi secondi, e alla fine comincia con passi di tip tap inseriti rabbiosamente nel ritmo largo del brano conduttore. In breve dal tip tap passa con scioltezza alle figure tradizionali apprese dalla maestra.

 

La notte di Natale Billy si era trovato in palestra a ballare con l’amico, che per gioco indossa un tutù delle ragazze sopra i pantaloni.

Il padre, all’epoca ancora ignaro del fatto che Billy si stava esercitando da mesi con la maestra di ballo nonostante il suo divieto, lo coglie sul fatto: ci sono tutti gli ingredienti adatti per far esplodere il suo orrore per la danza, inclusa l’associazione tra danza e omosessualità. Il padre fa una tremenda sfuriata, tuona minacce terribili, e il piccolo Billy, che già in altre occasioni ha mostrato di avere coraggio, ma anche un comprensibile terrore delle ire paterne, sembra contrarsi in se stesso. Si pena per lui, che sembra sopraffatto dalla violenza delle grida. Ma ecco che Billy comincia a pestare spasmodicamente in terra. La sua risposta non si volta né in un tentativo di rispondere con la violenza alla violenza né in autodistruzione, ma in danza. Cioè in un linguaggio del corpo che apre a un’altra dimensione. Lo spasmo si trasforma in ritmo, in tip tap, in danza, e dopo una serie di volteggi e corse infine Billy turbinando si rimette di fronte al padre, e poi si allontana. Il padre gli grida “Vai e casa, piccolo”. Billy va a casa e si infila a letto, sgomento per l’audacia commessa: non sa ancore di avere fatto la sua rivoluzione né di avere convertito il padre al suo progetto.

La polizia schierata davanti alle case operaie
La polizia schierata davanti alle case operaie
(Link da: http://static.guim.co.uk )

Il padre, prima si reca a fare ammenda dalla maestra, e poi raggiunge Billy in camera e gli offre il suo appoggio.

 

E’ dunque un film simbolicamente dirompente, un analogo maschile di Thelma e Louise? No. Questo film, pur offrendo molti elementi di chiarezza, è piuttosto un’operazione nostalgica, un tentativo di rabberciare le cose. Non dice la verità. La conversione del padre è una favola, narra del padre che ci sarebbe piaciuto avere o del padre che vorremmo essere, liberato dalla creatività del figlio. Ma a un padre come quello di Billy (prima della conversione non si può dire, come Billy dice alla maestra di ballo “adesso non fare il burbero” per poi ridere insieme. E’ un padre che spezza, e sa come fare. È un padre condannato dal suo stesso condizionamento culturale a risolvere nella violenza l’espressione di una profonda angoscia. Le ribellioni contro tali padri violenti non reggono il confronto, si consumano nella fuga, quando la fuga riesce.

Equivoco, poi, è il rapporto col femminile. L’autorità femminile è presente, ma piuttosto marginale. Agisce la mamma morta. Sarebbe meglio che agisse una madre viva. Invece le contraddizioni con la madre e moglie sono spazzate via dalla sua assenza, lasciando il campo libero a un’omofilia simbolica maschile.

Solo il pianoforte e i lamenti della nonna rimbambita esplicitano il legame ideologico di Billy con la madre. La maestra, da parte sua, è una donna matura e affascinante. Affascinante, cioè più gradevole e carina che autorevole.

L’aspetto peggiore del rapporto col femminile è rivelato dal modo in cui sono rappresentate le ragazze.

La personalità di Billy risalta anche per mezzo della mortificazione della personalità delle ragazze, dedite, diversamente dal geniale coetaneo, a una danza ammaestrata, non libera.

In particolare è imperdonabile la rappresentazione della figlia della maestra di ballo, cosi scipita e dimessa nel suo innamoramento per Billy, così tristemente sottomessa e devitalizzata. Si ricade insomma nel solito protagonismo del maschio in cui alberga l’eccezionalità, il genio.

Il finale del film riduce all’insignificanza la stessa ribellione di Billy, che viene mostrato, cresciuto, in veste di primo ballerino del teatro. Il messaggio è: un cammino personale diverso è tollerabile solo se sarà coronato dal successo.

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