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I soliti ignoti
Regia di Mario Monicelli

Italia, 1958 (con Claudia Cardinale, Vittorio Gasmann, Carla Gravina, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Totò)
Recensione di Elena Fogarolo pubblicata in Miopia n.27, Giugno 1996

I soliti ignoti è una deliziosa favola il cui messaggio non finisce di sorprendere e far riflettere. Quale è il messaggio? In breve: maschi, se siete buoni sarete poveri.

Tutto al contrario della Cenerentola e compagnia, che essendo povere ma  brave ragazze, figlie obbedienti, fanciulle decorose... zac! si accasano con un principe azzurro, ed eccole riempite di gioielli e abiti favolosi.

Per i maschi poveri e buoni invece... miseria! lavoro! Poveracci, perché gli deve andare proprio così?

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Lezione all'aperto di furto con scasso

Questo film mostra dei protagonisti tutti rispettosi della moglie, della mamma, persino di tre inservienti dell'orfanotrofio (amate e rispettate da Mario, uno dei protagonisti, come se fossero la sua vera mamma!). Ed è proprio l'avere in testa le donne in quel modo, che li rovina (come ladri). Tutto va loro male perché non si dedicano al loro "lavoro" da veri uomini (cioè da duri). Uno ha il figlioletto da badare, e invece di filmare la cassaforte oggetto dei loro sogni ladreschi filma il visetto del bambino; l'altro avrebbe le chiavi dell'appartamento concupito pronte in mano, ma non le usa per non compromettere la ragazza (la quale ragazza era stata conosciuta per fini non nobili, ma pian piano il nostro buon Beppe se ne innamora tanto che per lei andrà persino a lavorare! Perché lei "è deboluccia" e lui non vuole che faccia più la serva).

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Mastroianni col pupo in braccio

C'è poi il siciliano tipico, chiamato Ferryboat, che chiude in casa la sorella per paura che si disonori, ma poi dà le chiavi a Mario (quello che è cresciuto in orfanotrofio) perché ha capito che è una brava persona: ama così tanto sua mamma!

Come in tutte le favole che si rispettino, anche in questa ci sono altre presenze, diciamo così marginali, ma simili ai protagonisti: che dire della comicissima coppia che illumina il lucernario su cui i nostri stanno passando, obbligandoli ad una sosta eterna mentre lei e lui discutono all'infinito scambiandosi ragioni e sragioni reciproche e trascinandoci inevitabilmente al riso?

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Fine di una carriera

I nostri eroi, insomma, sotto i loro maglioncini, giacchettine, berrettini di poveracci, nascondono dei cuori ardenti di "cavalieri delle donne". E guardate un po' come finiscono: il piano geniale che doveva farli ricchi li porta invece in una cucina a mangiare pasta e ceci. Però cucinata da lei, dalla Nicoletta, di cui Beppe si è innamorato. Così innamorato da non accettare nemmeno di ammettere che a questa pasta e ceci manchi un po' d'olio... perfetta così.

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