
Phil, un metereologo-giornalista televisivo capace ma bizzoso, scostante, egocentrico, arrogante, depresso e quant’altro, viene mandato con un cameraman e con la nuova collega Rita, a girare - come ogni anno - un servizio sul “giorno della marmotta”, festa che si svolge nel cuore dell’inverno in una cittadina di provincia.
Quando Phil, nella stanza d’albergo dove ha passato la notte, viene destato dalla radiosveglia che annuncia la festa della marmotta, si alza con la luna.
Ha in uggia la festa paesana, la gente, il posto. Mette insieme quattro parole arruffate perché il servizio deve pur farlo. Poi vorrebbe tornarsene a casa, ma una forte bufera di neve, che egli non aveva previsto, lo blocca con il resto della troupe nell’odiata cittadina. Al termine di una giornata infelice si sbatte a dormire nella stessa stanza d’albergo che lo aveva ospitato la notte precedente.
Quando il mattino dopo la radiosveglia si accende alle sei, Phil si accorge subito che qualcosa non quadra: la trasmissione, identica a quella del giorno prima, annuncia di nuovo il giorno della marmotta; Phil esce dalla stanza e si imbatte in persone già viste, che dicono e fanno le stesse cose del giorno prima. All’inizio pensa a una beffa, forse gli stanno tirando un brutto scherzo, ma presto è costretto a rendersi conto che “realmente” è il giorno della marmotta, e che lo aspetta il lavoro che aveva già fatto “ieri”.
Consumata la giornata più o meno come la precedente, Phil si sbatte ancora a dormire, e poi ecco di nuovo l’incubo: la sveglia alle sei, e, di nuovo, il mondo riportato indietro esattamente di 24 ore, un mondo in cui assolutamente nulla è cambiato eccetto Phil, o meglio la sua coscienza, la sua memoria dei trascorsi “giorni della marmotta”, e i cambiamenti al corso degli eventi che egli può operare in base a un’esperienza che riguarda solo lui.

Per i primi giorni gli eventi si svolgono quasi identici: l’incontro con il vecchio mendicante che Phil manda al diavolo; quello con il vecchio compagno di scuola che fa l’assicuratore, e di cui si libera in malo modo; una certa pozzanghera in cui infila un piede; l’incontro con Rita e il cameraman sul luogo di lavoro, la festa della marmotta...
Che quasi nulla cambi, che Phil stesso faccia quasi gli stessi gesti, che pesti la stessa pozzanghera, è una metafora dell’automatismo e dell’inconsapevolezza della vita quotidiana. Phil non ha attenzione, quasi non si accorge di ciò che gli accade intorno, di ciò che a lui stesso capita. Ci vogliono vari giorni perché impari a saltare la pozzanghera.
Quando finalmente ha realizzato che sta inequivocabilmente subendo gli effetti di una incomprensibile distorsione del tempo, Phil dapprima si dispera e poi cerca di trarre tutti i vantaggi possibili dalla situazione. Il suo potere di preveggenza e la sua conoscenza di luoghi e persone ovviamente aumentano ad ogni iterazione della giornata, ed egli ne approfitta per sedurre alcune donne, o per rubare danaro.
Ma la reiterazione rimane un incubo. Phil per ora non è significativamente cambiato quanto a carattere e a stile di comportamento. Lo vediamo suicidarsi in vari modi, per tornare ogni volta a svegliarsi alle sei per un nuovo giorno della marmotta.

Phil decide di chiedere aiuto a Rita, da cui è attratto nel profondo pur non essendone ancora ben consapevole. Riesce a spiegarsi, ad essere credibile proprio mostrando il suo potere, prevedendo avvenimenti, preannunciando ciò che una persona sta per fare o per dire. Ma Rita non può far altro che portarlo da uno psichiatra.
Il dialogo con Rita si interrompe ogni giorno, perché anche Rita, ogni giorno, come tutti eccetto lui, è rimessa indietro di 24 ore.
Ma intanto lui di Rita si innamora: per lui si tratta ormai di una lunga frequentazione. Cambia atteggiamento verso di lei, la corteggia, e ogni volta a un certo punto fa o dice qualcosa di sbagliato e lei lo manda in malora. Non importa: il giorno dopo, alla successiva reiterazione, egli corregge il tiro, evita una frase, anticipa ciò che lei sta per dire. In sostanza sta tessendo pazientemente un complesso imbroglio per andare a letto con lei. Alla fine quasi ci riesce, sono già in camera di lui, ma accade qualcosa che fa intuire a Rita di essere circuita, manipolata: presa da una collera tremenda, lo pianta ancora una volta in asso.
Vi sono alcune scene molto acute, relative a questa fase in cui Phil si va affinando con la tattica dello “sbaglia e riprova”, finendo sempre col rivelare un fondo di malafede e inganno. In una scena lui e Rita, giocando a palle di neve con dei ragazzini, si ritrovano a terra più o meno abbracciati: c’è autenticità, e una piccola scintilla erotica. Poi qualcosa va male. Nella stessa scena, reiterata il giorno dopo, c’è una sfumatura diversa, lui stona qualcosa, forza la situazione perché cerca di calcare l’autenticità del giorno prima, e si becca uno schiaffone. Di molte giornate la regia ci mostra solo la conclusione della storia con Rita: schiaffo, schiaffo, schiaffo. Efficace!
In un’altra scena i due conversano al tavolo di un caffè. Rita confessa che la sua attuale professione è lontana dalle sue aspirazioni iniziali: all’università aveva studiato per anni la poesia francese. Phil scoppia in una grassa risata e grida scompostamente “che colossale perdita di tempo!”, si accorge dopo qualche secondo della gaffe, ma ormai la frittata è fatta, per quel giorno Rita è persa. Stessa scena, il giorno dopo: Rita fa la medesima confessione delle sue aspirazioni e poi alza un breve delicato sguardo indagatore verso Phil, che si mette a recitare compuntamente un testo francese piuttosto chic, stregando l’interlocutrice. Poi va di nuovo storto qualcosa e si torna nel sansara.
Ma a un certo punto Phil cambia strada. L’obiettivo è ancora l’amore di Rita, ma invece di continuare a circuirla, di passare la giornata elaborando rozzi trucchi, comincia a lavorare su se stesso. Dopo avere girato il servizio televisivo, ora si apparta. Prende lezioni di piano da una signora: ogni lezione sarà per la maestra “la prima lezione”, in realtà lui prende tante di queste “prime” lezioni da diventare un virtuoso della tastiera. Impara a scolpire mirabilmente il ghiaccio. Ma soprattutto diventa consapevole di ciò che accade, non solo ora riempie di soldi il mendicante, ma soccorre il vecchio quando lo trova sotto la tormenta e lo porta in ospedale, dove muore. Allora “il giorno dopo” ecco Phil tentare di curarlo, di impedirne la morte ecc.
A forza di ripercorrere questa giornata, Phil diventa una specie di Bodhisattva, un saggio votato al bene di tutti gli esseri. Profondamente insoddisfatto della propria condotta egoistica, Phil scopre gradualmente il valore dell’attenzione, del dare, della gentilezza.
E alla fine ci viene mostrato il trionfo di Phil agli occhi di Rita. Vediamo cioè l’ultima giornata, quella della perfezione raggiunta, della vera gentilezza. Phil, rifacendo per l’ennesima volta il suo servizio televisivo, parla della festa della marmotta con partecipazione, con una adesione sincera e trascinante che è l’opposto dell’iniziale cinismo. Il suo discorso commuove la gente. Poi egli opera una serie di aiuti miracolosi, come quando salva un ragazzo che cade da un albero e un uomo che sta per strozzarsi. La gratitudine della comunità viene espressa in modo tale che anche Rita viene a sapere delle straordinarie qualità di Phil.
Ogni azione eccezionale messa in atto da Phil ha richiesto una preparazione che lo ha occupato a lungo nelle “sue” giornate. Ma quei salvataggi, quegli aiuti, alla fine non sono stati fatti per parata, ma perché Phil, messo “con le spalle al muro”, continuamente sollecitato dalla contemplazione forzata della sofferenza e della fragilità umana, non ha avuto altra scelta che dedicarsi al bene del prossimo. Questo altruismo acquisito sortisce una profonda influenza sui sentimenti di Rita: ormai Phil è il tipo d’uomo che lei vorrebbe, sono passati i tempi in cui lui faceva finta di essere quel tipo d’uomo carpendo informazioni da Rita per utilizzarle “l’indomani”.

Nella giornata ultima, Rita sta dunque udendo a destra e manca delle prodigiose imprese di Phil. Ma dove sarà Phil? E’ nel locale dove si conclude la festa iniziata la mattina all’aperto, e dove Rita lo trova impegnato in una splendida performance pianistica. Alla fine si gioca “all’asta degli scapoli”, Rita “acquista” Phil offrendo tutto il denaro che ha in tasca. Rita è innamorata, e i due finiscono insieme in un letto, dove lui comunque si addormenta subito, stremato dalle imprese del giorno: castità che cancella definitivamente l’originario atteggiamento seduttivo avido e predatorio. Alle sei si accende la radiosveglia. Phil apre gli occhi, sente per la prima volta suoni diversi, si gira e vede che “questa volta” Rita c’è. Comprendiamo che la favola è giunta al suo lieto fine. L’amore della donna ha sciolto la maledizione, la vita scorre. Phil è incredulo, pazzo di gioia. Tremiamo un po’ perché... saprà cavarsela, ora, Phil?
Il film in definitiva ha una morale piuttosto amara: perché un uomo possa veramente andar bene ad una donna (o anche: perché un uomo diventi veramente buono) dovrebbe lavorare infinite volte sulla stessa giornata, studiarne i momenti, essere costretto a ricominciare da capo in un ciclo che termini solo con il “risveglio”. Anche la marmotta metereologa che viene estratta ritualmente dalla sua tana, guarda caso, si chiama Phil. Il giorno della marmotta si perpetua finché Phil, l’uomo-marmotta, non si risveglia. Il giorno della marmotta è il sansara maschile.
In questo film, come in altri, viene operata una sorta di riconoscimento della differenza sessuale in campo etico. Anche nella vita, del resto, si ammette spesso, da parte di uomini e donne, che le donne sono migliori.
La donna, al contrario dell’uomo, sembra andar bene così com’è. In Ricomincio da capo c’era il problema di Phil che aveva un po’ faticato a cacciarsi nella testaccia che Rita (una deliziosa Andie MacDowell nel consueto ruolo di ragazza introversa, intelligente, colta e civile) era la donna giusta. Ma Rita andava comunque “già” bene, non doveva cambiare nulla di ciò che era. La donna ha già “ricominciato da capo”, cioè ha elaborato, ha riflettuto sulla vita e su se stessa. Ha zone di silenzio, di riservatezza, che non sono avarizia, ma derivano da una prudenza acquisita: è pericoloso aprirsi all’ottusità maschile.
In tale riconoscimento della differenza etica ci sono però dei pro e dei contro.
Un “pro” è il riconoscimento empirico di un dato evidente, la maggiore sapienza femminile in tema di rapporti umani. Nella realtà spesso le cose tra donna e uomo stanno proprio come tra Rita e Phil (ma il risveglio della marmotta, il “cambiamento” dell’uomo, resta nel regno della favola, una favola femminile).
Un “contro” è che, nel riconoscimento della differenza etica, la donna, pur superiore, appare “bell’e fatta”. L’uomo assume come un fatto naturale la bontà della donna, non è interessato al retroterra, in sostanza al tipo di sofferenza che ha fatto crescere la donna. Della donna, non viene mostrata la storia, il formarsi della sua eticità, e quindi anche il suo errore originario, il suo ricominciare da capo, il suo cammino. Gli uomini vengono confermati in aspettative materne. La donna etica è funzionale. Una donna buona intelligente e amante è il massimo che un uomo può avere dalla vita (l’amore di Rita è magico, dissolve l’angoscia). E se questa donna è già “bell’e fatta” perché sforzarsi su qualcosa che non manca? La mancanza si avverte solo quando l’amore femminile non viene dato. Si potrebbe aggiungere che anche molte donne sono in altri modi sviate dalla convinzione della “naturalità” del loro ruolo soccorrevole, materno, ma il discorso andrebbe troppo lontano.
Un altro “contro”, in questi film che enunciano la differenza etica, è che l’uomo resta sempre al centro, è sempre riproposto come il vero protagonista, come colui che muta, colui cui accadono le cose. La donna, perfetta e amabile, rimane lì dov’è, sullo sfondo. Continua a esserle rubata la metà dell’azione. Certo, alcune registe, se vogliamo restare nel campo dell’ideologia filmica, cominciano a cambiare la situazione: per esempio nei film di Archibugi le donne tornano ad essere ad un tempo reali ed eroine.
Gastone Redetti