Thelma e Louise sono due amiche che partono per un viaggio
Come accade in molte fiabe e molti miti, le due eroine si inoltrano nel loro mito senza rendersene conto. È un tranquillo week end quello che prospettano, organizzato dalla più determinata Louise che vuole, con la propria lontananza, far sentire nostalgia al suo uomo.
Ma ecco l’evento imprevisto e cruciale: un uomo tenta di violentare Thelma, e Louise lo uccide.
È un omicidio preterintenzionale che non qualifica le nostre eroine come assassine.
Si tratta comunque di un incidente cruento, di un male provocato da una condotta confusa e che appartiene ancora al “prima”, al vissuto di Thelma e Louise antecedente il mutamento.
Thelma che beve, che si lascia corteggiare da un uomo senza minimamente intuirne l’aggressività, è ancora la Thelma bamboleggiante e stupida, la moglie sottomessa che, anche fuori di casa, rimane servile con i maschi che incontra.
Louise, che a differenza di Thelma è venuta a patti con il mondo ed è diffidente, non uccide per vendetta né per furia omicida. Uccide perché vedere l’amica sul punto di essere stuprata fa riaffiorare in lei qualcosa che cerca sempre di cancellare: anche lei è stata stuprata.
Le eroine fuggono: sanno che non potranno essere capite.
Quello che hanno fatto non è giusto: è, come si diceva, un male. Ma, come tutti gli eroi, Thelma e Louise sentono che la giustizia umana non è più per loro. La loro colpa non è quella che attribuiscono loro gli altri, ed esse non possono quindi rimettersi alla misura comune.
È dopo l’omicidio che inizia la vera storia di Thelma e Louise: tra l’altro, esse non faranno più del male a nessuno. Perché saranno diventate più coscienti. E non capiterà più loro di uccidere “per incidente”.
La fuga dagli uomini diventa trasformazione di sé: i contatti umani si fanno più radi e assumono altri significati. Il fanciullo-gangster che incanta sessualmente Thelma non solo la deruberà ma senza saperlo le insegnerà a rapinare un supermarket, aumentando la distanza delle due eroine dal mondo.
Ogni incontro è d’ora in avanti una tappa di allontanamento.
La fuga è concitata finché il canyon del fiume Colorado non sbarra loro la strada.
Nello scenario delle Montagne Rocciose, con il grande canyon che impedisce la strada e nello stesso tempo ne segna un’altra, si compie la definitiva maturazione delle eroine.
Non possono tornare indietro. Che sia Thelma la più decisa a non retrocedere è ovvio, perché Louise un poco, come abbiamo visto, ha imparato a mediare. Thelma invece ha l’innocenza e la fragilità di una bambina: sa che, tornando indietro, sarebbe di nuovo perduta. Thelma sembra incapace di calcolare che rischia, in termini di codice penale, molto meno dell’amica. Thelma valuta dalprofondo, con l’anima, e non vuole uccidere se stessa nuovamente.
Thelma e Louise sono solo in parte due persone distinte: come sempre nei miti, la coppia amicale è una coppia indivisibile perché rappresenta aspetti diversi della psiche. Qui Louise è la donna emancipata, che sa lottare con gli uomini, che capisce il loro linguaggio e sa trarre qualche momento di bene al prezzo di nascondere devastanti incidenti di percorso.
Thelma è invece colei del tutto o niente. Colei che sa di essersi persa tutta, colei che non finge, colei che ha la saggezza più grande di non sapersi accontentare.
Fra Thelma e Louise, è Thelma a rivestire gli aspetti tipici dell’eroina: Louise si potrebbe definire invece la gemella carnale di una gemella celeste, modello frequente nella mitologia delle coppie amicali.
Thelma è l’anima imprigionata nel corpo. A quattordici anni si è legata a un uomo, a diciotto lo ha sposato e della vita non sa nulla, se non la brutalità di lui.
Thelma non tenta di farcela contro il mondo: si dà per sconfitta in partenza, poiché non può vivere senza fiducia e senza generosità.
Thelma sembra obbedire a Louise per tre quarti della vicenda, ma nella parte finale, quella decisiva, quella solitaria, è lei a prendere la situazione in mano, è lei a nominare il gesto che le aspetta: Louise, da sola, avrebbe accettato anche questo smacco, sarebbe stata una delle tante donne fiere che sopportano l’ingiustizia di condanne anacronistiche nelle carceri d’America.
È Thelma, la risvegliata, la disadattata sociale, che prende con naturalezza in mano il destino di entrambe perché sa ormai cosa è il bene, anche per Louise.
La notte, l’alba che sopraggiunge sul canyon, preparano l’anima alla decisione finale.
Quel che noi sappiamo di Thelma e Louise, è che balzano sull’abisso del Colorado. Non sappiamo altro. In un mito antico, Dafne nel suo balzo viene salvata e tramutata in alloro. Altre/altri come lei, nel balzo di fuga dalla società verso un’ignota salvezza che prende un provvisorio aspetto di morte, pure vengono soccorsi dagli dei.
Thelma e Louise non si suicidano: il vero suicidio sarebbe tornare indietro.
La loro morte non è disperata: esse mantengono fino all’ultimo, l’una per l’altra, la bellezza dell’umanità. Vivono quell’estremo momento in cui, secondo il concetto di tante filosofie e religioni, la vita carnale non è più il valore più grande, e la morte diventa il modo di affermare la vita.
Elena Fogarolo