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Thelma e Louise
Regia di Ridley Scott

USA, 1991, con con Geena Davis e Susan Sarandon
Estratto della recensione di Elena Fogarolo pubblicata in Miopia n.14, settembre 1992, con il titolo Nuovi miti: Thelma e Louise

Una locandina
Una locandina

Thelma e Louise sono due amiche che partono per un viaggio

Come accade in molte fiabe e molti miti, le due eroine si inoltrano nel loro mito senza rendersene conto. È un tranquillo week end quello che prospettano, organizzato dalla più determinata Louise che vuole, con la propria lontananza, far sentire nostalgia al suo uomo.

Ma ecco l’evento imprevisto e cruciale: un uomo tenta di violentare Thelma, e Louise lo uccide.

È un omicidio preterintenzionale che non qualifica le nostre eroine come assassine.

Si tratta comunque di un incidente cruento, di un male provocato da una condotta confusa e che appartiene ancora al “prima”, al vissuto di Thelma e Louise antecedente il mutamento.

Thelma che beve, che si lascia corteggiare da un uomo senza minimamente intuirne l’aggressività, è ancora la Thelma bamboleggiante e stupida, la moglie sottomessa che, anche fuori di casa, rimane servile con i maschi che incontra.

Autoscatto di Thelma (Geena Davis)e Louise (Susan Sarandon)
Autoscatto di Thelma (Geena Davis)
e Louise (Susan Sarandon)
prima di partire per il weekend

Louise, che a differenza di Thelma è venuta a patti con il mondo ed è diffidente, non uccide per vendetta né per furia omicida. Uccide perché vedere l’amica sul punto di essere stuprata fa riaffiorare in lei qualcosa che cerca sempre di cancellare: anche lei è stata stuprata.

Le eroine fuggono: sanno che non potranno essere capite.

Quello che hanno fatto non è giusto: è, come si diceva, un male. Ma, come tutti gli eroi, Thelma e Louise sentono che la giustizia umana non è più per loro. La loro colpa non è quella che attribuiscono loro gli altri, ed esse non possono quindi rimettersi alla misura comune.

Louise difende Thelma contro lo stupratore
Louise difende Thelma
contro lo stupratore

È dopo l’omicidio che inizia la vera storia di Thelma e Louise: tra l’altro, esse non faranno più del male a nessuno. Perché saranno diventate più coscienti. E non capiterà più loro di uccidere “per incidente”.

La fuga dagli uomini diventa trasformazione di sé: i contatti umani si fanno più radi e assumono altri significati. Il fanciullo-gangster che incanta sessualmente Thelma non solo la deruberà ma senza saperlo le insegnerà a rapinare un supermarket, aumentando la distanza delle due eroine dal mondo.

Ogni incontro è d’ora in avanti una tappa di allontanamento.

La fuga è concitata finché il canyon del fiume Colorado non sbarra loro la strada.

Nello scenario delle Montagne Rocciose, con il grande canyon che impedisce la strada e nello stesso tempo ne segna un’altra, si compie la definitiva maturazione delle eroine.

Thelma e il fanciullo-gangster<br>(un giovanissimo Brad Pitt)
Thelma e il fanciullo-gangster
(un giovanissimo Brad Pitt)

Non possono tornare indietro. Che sia Thelma la più decisa a non retrocedere è ovvio, perché Louise un poco, come abbiamo visto, ha imparato a mediare. Thelma invece ha l’innocenza e la fragilità di una bambina: sa che, tornando indietro, sarebbe di nuovo perduta. Thelma sembra incapace di calcolare che rischia, in termini di codice penale, molto meno dell’amica. Thelma valuta dalprofondo, con l’anima, e non vuole uccidere se stessa nuovamente.

Thelma e Louise sono solo in parte due persone distinte: come sempre nei miti, la coppia amicale è una coppia indivisibile perché rappresenta aspetti diversi della psiche. Qui Louise è la donna emancipata, che sa lottare con gli uomini, che capisce il loro linguaggio e sa trarre qualche momento di bene al prezzo di nascondere devastanti incidenti di percorso.

Thelma è invece colei del tutto o niente. Colei che sa di essersi persa tutta, colei che non finge, colei che ha la saggezza più grande di non sapersi accontentare.

Fra Thelma e Louise, è Thelma a rivestire gli aspetti tipici dell’eroina: Louise si potrebbe definire invece la gemella carnale di una gemella celeste, modello frequente nella mitologia delle coppie amicali.

Thelma è l’anima imprigionata nel corpo. A quattordici anni si è legata a un uomo, a diciotto lo ha sposato e della vita non sa nulla, se non la brutalità di lui.

Inseguite dalla polizia
Inseguite dalla polizia

Thelma non tenta di farcela contro il mondo: si dà per sconfitta in partenza, poiché non può vivere senza fiducia e senza generosità.

Thelma sembra obbedire a Louise per tre quarti della vicenda, ma nella parte finale, quella decisiva, quella solitaria, è lei a prendere la situazione in mano, è lei a nominare il gesto che le aspetta: Louise, da sola, avrebbe accettato anche questo smacco, sarebbe stata una delle tante donne fiere che sopportano l’ingiustizia di condanne anacronistiche nelle carceri d’America.

È Thelma, la risvegliata, la disadattata sociale, che prende con naturalezza in mano il destino di entrambe perché sa ormai cosa è il bene, anche per Louise.

La notte, l’alba che sopraggiunge sul canyon, preparano l’anima alla decisione finale.

Quel che noi sappiamo di Thelma e Louise, è che balzano sull’abisso del Colorado. Non sappiamo altro. In un mito antico, Dafne nel suo balzo viene salvata e tramutata in alloro. Altre/altri come lei, nel balzo di fuga dalla società verso un’ignota salvezza che prende un provvisorio aspetto di morte, pure vengono soccorsi dagli dei.

Il balzo finale
Il balzo finale

Thelma e Louise non si suicidano: il vero suicidio sarebbe tornare indietro.

La loro morte non è disperata: esse mantengono fino all’ultimo, l’una per l’altra, la bellezza dell’umanità. Vivono quell’estremo momento in cui, secondo il concetto di tante filosofie e religioni, la vita carnale non è più il valore più grande, e la morte diventa il modo di affermare la vita.

Elena Fogarolo

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