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Dorothy Parker

Eccoci qui


Il libro è pubblicato da Astoria.
Ebook Euro 7,99 sia per Kindle (distr. Amazon) che per altri dispositivi (distr. Kobo).



Dorothy Parker
Dorothy Parker

Pare che Dorothy Parker sia stata una donna dalla lingua particolarmente affilata, e in parte lo si capisce anche dai suoi racconti.

Un po’ manichea, da una parte i buoni ( i negri, i soldati americani che partono per lottare contro Hitler, i miliziani spagnoli durante la guerra civile) e dall’altra parte i cattivi ( i razzisti, quelli che nelle guerre stanno dalla parte sbagliata, i ricchi volgari dei due sessi). I cattivi, Dorothy Parker li maltratta abbastanza ma nello stesso tempo ci fa capire che, per loro fortuna, sono sempre anche un po’ stupidi, per cui si presume che in terra e in cielo, prima di giudicarli, lo si terrà in conto: Parker stende quindi un velo di compassione anche sui suoi più antipatici personaggi.

Qui vorrei soffermarmi sul racconto Che peccato, incluso nella raccolta Eccoci qui: un piccolo capolavoro in cui Parker mostra non tanto i buoni e i cattivi, ma la confusione e l’analfabetismo amoroso delle coppie, lasciando da parte il manicheismo e manifestando la sua compassione in modo più che evidente.


Due amiche si trovano per bere il te e parlano di una terza comune amica, questa Grace le cui vicende sono riassunte nel titolo: che peccato!

Peccato di che?

Si è separata, la povera Grace, separata da un ottimo marito, e aveva una casa carina, i due sposi si volevano bene... cosa gli sarà mai preso?

Dissolvenza...

Ora siamo a casa di Grace, nella sua casa tanto carina, prima di questa incomprensibile separazione. No, il marito non la tortura, non la maltratta, niente di niente.

Il marito non è ancora tornato dal lavoro. La casa è perfettamente curata da un’ottima collaboratrice domestica, di meglio Grace non avrebbe potuto trovare. Però Grace “ha sentito dire” che una brava padrona di casa non lascia tutto a una per quanto perfetta domestica: il tocco finale al proprio focolare, è lei, la padrona di casa, a doverlo dare.

Grace si aggira per il salotto cercando di imprimere nella stanza il suo tocco: prende un oggetto, lo sposta di qua, ne prende un altro, lo sposta di là, alla fine giace in preda allo sconforto: forse tutto stava meglio prima che lei facesse le sue infime modifiche.

Grace si muove senza insegnamenti tradizionali (probabilmente sua madre non aveva il salotto) e senza insegnamenti innovativi: dove li può trovare? Per cui annaspa, si muove per sentito dire... e questo sentito dire diventa persino un dovere morale. Grace soffre per la sua inadeguatezza. La novella è tutta punteggiata da questo analfabetismo amoroso, per cui la vita di una donna si basa su “sembra...”, “è meglio...”, “è un dovere...”, e sempre per sentito dire.

Dissolvenza...

il marito sta tornando a casa. La fermata della metro è parecchio distante da casa e lui si prende un sacco di freddo e di umido in quel tratto di strada... e la casa per giunta non gli è piaciuta dal primo momento. Ma pareva che a Grace piacesse, e lui non aveva voluto fare il guastafeste.

Dissolvenza...

I due sposi si ricongiungono. Si sorridono pieni di buona volontà, lui le porge i giornali della sera, si seggono nel salotto e non sanno che dirsi.

Grace si è resa conto che non hanno mai avuto tanto da dirsi. Durante il fidanzamento il tempo andava via “in baci e nel resto” e Grace era anche fiera che non si parlassero perché aveva sentito dire (di nuovo!) che il vero amore è inarticolato: dove lo aveva sentito? Chi glielo aveva detto? Non lo sapremo.

Ma dopo sette anni di matrimonio, è evidente che i baci e il resto non riempiono due vite.

Per fortuna è ora di cenare.

Grace si sforza di sostenere una conversazione sul menù della sera, parla molto animatamente, ce la mette proprio tutta: la bontà della zuppa di pomodori, la carne... e lui anche collabora, ma un poco alla volta il tema li stanca tanto che non hanno nemmeno la forza di finire una frase.

Grace ha visto coppie, debitamente sposate, in cui i coniugi parlavano fra di loro con animazione, come se si fossero appena conosciuti. Di che parlavano? Grace non lo sa.

Accusa nella sua mente il marito di collaborare poco, ma è anche onesta nel riconoscere che quando hanno a cena degli amici lui è vivace, di compagnia, e da quello che le risulta è gentile e simpatico anche quando incontra casualmente dei conoscenti.

Dopo la cena, prima di sistemarsi in salotto, la coppia prende in esame la possibilità di uscire:

– Come vuoi tu, caro.

– No, come vuoi tu, cara...

Grace cerca di riempire la sera dando qualche punto a una camicia da notte che si sta cucendo, ma è un lavoro ingrato e lei quella sera non ha pazienza.

Dissolvenza...

Siamo ancora con le amiche che prendono il te, e che ancora esaminano, senza capirlo assolutamente, il perché di questa assurda separazione.

Che abbia avuto un’amante lui?

Ma non era sempre a casa appena finito il lavoro?

Lei?

Ma se era sempre mio marito qui mio marito lì.

Disagio, silenzi, noia... qualunque sia il problema, le donne tentano di risolverlo parlandone con donne che saranno come loro reticenti ad affrontare il nucleo del loro dramma... e quindi via, semaforo verde ai discorsi su vestiti, frasi buffe dei bambini, disgrazie plateali... tutte strade su cui muoversi con sicurezza.

Sul resto, buio fitto. Il privato più privato è difficile da smuovere.

Elena Fogarolo

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