Emanuel Schikaneder
Il flauto magico
Die Zauberflöte, Vienna 1791
(Musica di Wolfgang Amadeus Mozart)
Il libretto de Il flauto magico si può trovare in rete in varie versioni. I brani citati sono tratti dalla versione scaricabile dal sito della Scuola di Musica Dario Vettori Liutaio di Fiorenzuola (FI).
(Documento PDF con testo tedesco e traduzione italiana a fronte)
Chi ha conosciuto, tutto o in parte, Il flauto magico di Mozart, sarà forse d’accordo nel considerare l’opera come una delle meraviglie musicali dell’occidente.
Non sono mai stato molto attratto dalla musica lirica ma Il flauto magico è stata una delle poche eccezioni. Un amore a lungo conservato grazie alla mia completa ignoranza della lingua tedesca.
La lettura, molto tardiva, del libretto di Emanuel Schikaneder è stata una doccia fredda, perché mi sono trovato davanti a uno dei testi più fortemente e coerentemente misogini in cui mi sia imbattuto.
Ma diamo un'occhiata al contenuto.
Nella scena iniziale appare Tamino, giovane e belloccio, il solito convenzionale primo amoroso di tutte le opere liriche. E’ inseguito da un terribile serpente e perde conoscenza. Appaiono tre Dame che uccidono il serpente e indulgono a contemplare la bellezza del giovane che hanno salvato dalla morte. Decidono che debbono avvertire la loro regina (la Regina della Notte), perché il bel giovane, che – come sapremo poi – è anche un principe, potrebbe risolvere le angosce in cui si dibatte la loro Signora.
Quando Tamino si risveglia, fa conoscenza con Papageno, l’uccellatore, personaggio plebeo che ha tutto il pepe e il sale di cui Tamino è privo.
Le tre Dame tornano, ora su mandato della regina, puniscono Papageno che si era fatto passare per l’uccisore del serpente, ristabiliscono la verità e consegnano a Tamino un ritratto.
E’ il ritratto di Pamina, la figlia della regina della notte: Tamino lo guarda e si innamora perdutamente della fanciulla ritratta.
Ma Pamina, informano le Dame, è stata rapita da un malvagio tiranno, Sarastro.
La Regina in persona esternerà i suoi sentimenti davanti a Tamino, con parole degne dell’antico mito di Demetra e Persefone:
Al dolore sono stata eletta,
Da che la mia figliola mi è lontana.
Con lei se n’è andata ogni mia felicità:
Un malvagio fuggì portandola via.
Ancora vedo il suo tremare
D’impressionante terrore,
I suoi palpiti impauriti,
I suoi sforzi atterriti.
La regina supplica Tamino di liberare la figlia dal tiranno e gliela promette in sposa. Tamino parte per l’impresa, pieno di sacro ardore.
Pamina è stata effettivamente rapita. Quando compare in scena per la prima volta la vediamo alle prese non con Sarastro ma con un suo ministro, il lascivo moro Monostato, che minaccia di morte la ragazza se non si lascia amare e sul quale ricade, diciamo così, la responsabilità del tentativo di stupro. E in quest’occasione Pamina è una Persefone che corrisponde all’amore di Demetra :
La morte non mi fa tremare;
Solo mia madre mi fa pietà,
Morirebbe sicuramente di pena.
A salvare momentaneamente Pamina è l’arrivo di Papageno, mandato in avanscoperta da Tamino: Monostato si spaventa e scappa.
Papageno rivela a Pamina che un giovane bello e nobile si è innamorato di lei e – d’accordo con la Regina – la vuole liberare.
Pamina, da brava prima amorosa, si innamora immediatamente e indelebilmente del suo eroe.
Tamino s’inoltra nel territorio di Sarastro, dove si ergono i tre templi della Saggezza, della Ragione e della Natura.
E qui, con il colloquio fra Tamino e il Primo Sacerdote, comincia il ribaltamento simbolico. Tamino esprime il suo odio per Sarastro, e il Primo Sacerdote gli risponde con equanimità, ragionevolezza, distacco e quant’altre doti virili.
PRIMO SACERDOTE
Se tu ami la tua vita,
Allora parla, rimani qui!
Tu odii Sarastro?
TAMINO
Lo odio per l’eternità! Sì!
PRIMO SACERDOTE
Ora indicami le tue ragioni!
TAMINO
Egli è un mostro, un tiranno!
PRIMO SACERDOTE
È dimostrato ciò che hai affermato?
TAMINO
Dimostrato da una donna infelice,
Che da pena e strazio è oppressa!
PRIMO SACERDOTE
Una donna ti ha dunque incantato?
Una donna fa poco e chiacchiera molto.
Tu, giovane, credi al turbinio di una lingua?
Oh, se Sarastro ti spiegasse
Lo scopo del suo gesto.
Dunque, il rapimento è reale, ma sui motivi del rapimento sorgono subito dubbi.
Non seguiremo ora in dettaglio lo svolgimento dell’azione, in sé esilissima, e affidata soprattutto ai cambi di scenografia e agli effetti speciali del tempo. Per esempio la subitanea conversione-sottomissione di Pamina all’ordine maschile avviene, prima di qualsiasi scambio verbale, quando lei assiste al trionfale ingresso in scena di Sarastro con tutta la sua pompa:
PAMINA (in ginocchio)
Signore, sì, è vero, sono colpevole!
Io volevo sfuggire al tuo potere.
Solo che la colpa non è mia!
Quel moro malvagio pretendeva amore;
Per questo, oh Signore, son fuggita da te!
Il saggio e benevolo Sarastro spiegherà poi alla ragazza che egli l’ha sottratta alla madre per il suo bene.
SARASTRO
...
Io non ti voglio costringere all’amore,
Tuttavia non ti concedo la libertà.
PAMINA
Mi chiama però il dovere filiale,
Poiché mia madre...
SARASTRO
...è in mio potere.
Perderesti la tua felicità,
Se io ti lasciassi alle sue mani.
PAMINA
Il nome materno mi suona dolce.
Lei è...
SARASTRO
...una donna superba.
Un uomo deve guidare i vostri cuori,
Poiché senza di lui suole ogni donna
Deviare dalla via che le è propria.
Da parte sua, anche Tamino viene presto convinto della bontà di Sarastro e della confraternita ispirata a ideali di giustizia clemenza e virtù, fondata su quel “sacro legame d’amicizia” cantato da uno dei più bei lied massonici di Mozart. E i templi, i simboli, quell’atmosfera oscillante tra razionalismo e misticismo richiamano manifestamente la massoneria, di cui, come è noto, Mozart era membro.
Per far parte della confraternita di Sarastro, Tamino dovrà superare una serie di prove, accompagnato da un Papageno che sosterrà, lui pure, le prove ma in chiave comica.
Infine Tamino e Pamina affronteranno insieme le ultime fasi dell’iniziazione, che consacrerà il loro amore nell’esaltazione della coppia eterosessuale.
C’è, tra il passaggio dall’ordine della madre a quello del padre, qualcosa di incongruente, se non di schizofrenico: l’amore dei due giovani viene assunto da Sarastro perché “voluto dagli dei”. Eppure questo amore era stato propiziato dalla madre e dalle sue messaggere, era nato nell’ordine della madre.
Pamina non si ribellerà mai alla madre, non la ripudierà mai, perché è “buona”, docile. Se avesse un’indole ribelle, non sarebbe una compagna adatta per l’uomo.
Invece sua madre, la Regina della Notte, è vendicativa e spietata.
E’ una regina senza più potere, perché il suo defunto marito “consegnò volontariamente agli iniziati il settemplice Cerchio del Sole”.
Ripudia la figlia che, conciliatrice, vorrebbe poter amare Tamino anche se questi diventasse un iniziato.
Alla fine, disperata, la regina stringe alleanza con Monostato e finisce sprofondando nell’inferno. Senza che questo disturbi minimamente la serenità della trionfale marcia iniziatico-nuziale.
Il libretto è punteggiato di sprezzanti osservazioni contro le donne in genere, ma quello che più colpisce è l’ideologia antimaterna, la propaganda patriarcale contro quello che Bachofen definirà mezzo secolo dopo “il diritto materno”, fondato sul “principio di Demetra”.
Una propaganda che ancora oggi si perpetua, per esempio, nelle barzellette e battute sulla suocera nelle reti televisive nazionali o in bocca ad alte cariche spirituali.
Gastone Redetti